I Pooh, dal ripensamento sull’addio al toccante ricordo di Stefano D’Orazio
La puntata odierna di Verissimo è stata impreziosita da una presenza musicale con pochi eguali nel panorama italiano. L’intera formazione dei Pooh è stata ospite nel salotto di Silvia Toffanin per ripercorrere le tappe principali della carriera dal passato recente a quello più remoto. “Non ci siamo mai fermati perché abbiamo capito, dopo San Siro, che per questo amore ci vogliono ancora sul palco. Avevamo già venduto oltre 30mila biglietti, abbiamo capito che dovevamo tornare…”.
A fare da eco alle parole di Roby Facchinetti – voce dei Pooh – ci ha pensato Dody: “E’ stato un sogno condiviso da tutti noi, abbiamo visto posti incredibili…”. Il pensiero dei componenti della band è poi andato al compianto amico e collega Stefano D’Orazio. “La presenza di Stefano la sentiamo ogni volta che saliamo sul palco ogni sera perché ci manca, soprattutto il suo sorriso, il suo modo di rendere le cose. Io mi giravo verso di lui e sapevo che avrei trovato il suo sorriso che ti incitava di più. Siamo orgogliosi di averlo sostituito con un suo allievo, un ragazzo diventato un artista proprio grazie ai suoi insegnamenti”. Queste le toccanti parole di Red Canzian nel salotto di Verissimo.
I Pooh a Verissimo: le difficoltà della gavetta e l’aneddoto sul nome della band
Proseguendo nell’intervista rilasciata da Silvia Toffanin, i Pooh hanno ricostruito anche alcuni aneddoti riferiti alla loro carriera partendo addirittura dagli albori. I componenti dei Pooh hanno infatti spiegato come, prima di arrivare al successo odierno, siano dovuti passare per una tortuosa gavetta. “Agli esordi non avevamo nemmeno l’alloggio e la benzina per tornare a casa; noi partivamo con i soldi contati e capitava che nemmeno ci pagavano. A pensare oggi a quelle cose viene da chiedersi come abbiamo fatto, poi però capisci com’è cambiato il mondo e come siamo cambiati anche noi”.
Particolarmente curiosa anche l’origine del nome Pooh; non molti sanno che agli inizi la band si chiamava “Jaguars”. Solo successivamente, hanno raccontato gli artisti a Verissimo, è arrivata l’ispirazione per il cambio: “L’origine del nome particolare? Nasce da questo orsacchiotto di un autore inglese, nel ‘’66 quando la casa discografica aveva l’esigenza di cambiarci il nome dopo aver inciso il primo disco. A Roma c’era già una band che si chiamava ‘Jaguars’; scoprimmo quindi che questo orsacchiotto era famoso in America e alla fine abbiamo deciso di chiamarci così…”