La mafia non si combatte senza persone. È questo il grido d’allarme che arriva dai procuratori antimafia, che quotidianamente si trovano a fare i conti con carenza di personale. “Non si può svuotare il mare con un cucchiaino: per combattere mafia e terrorismo abbiamo bisogno di persone, altrimenti vincere la battaglia sarà difficilissimo”: è questo quanto hanno scritto al Consiglio superiore della magistratura, che la prossima settimana dovrà decidere sui trasferimenti dei magistrati. La richiesta è chiara: maggiore attenzione ad una categoria già in ginocchio.



La situazione è disastrosa: c’è carenza di organico ovunque, in Procura ma anche nei tribunali, così come nelle sezioni civili e penali. L’ultima rilevazione del Csm ha mostrato che rispetto ai 10.633 posti previsti c’è una scoperta di circa il 15%: mancano più di 1.500 magistrati. I procuratori distrettuali antimafia, che si sono incontrati in Direzione nazionale davanti al procuratore Giovanni Melillo, hanno chiesto priorità al Csm. La lotta alla criminalità organizzata, spiegano, deve essere una priorità e non è possibile allentare la tensione e l’attenzione.



Mancano magistrati: l’allarme dei procuratori a Bari e Palermo

La carenza di magistrati si fa sentire soprattutto in alcune realtà, come a Bari. Il procuratore Roberto Rossi ha denunciato l’assenza di 7 sostituti su un organico di 32: oltre il 20% in un distretto dove si combatte una vera e propria guerra contro la mafia foggiana, che negli anni è diventata sempre più pericolosa, anche grazie all’assenza delle istituzioni. Il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, ha lanciato con Rossi un allarme specifico: “Qui non vuole venire nessuno”.

Ora i due colleghi chiedono al Csm di non dimenticare il territorio e di dare precedenza rispetto ad altre realtà. Un allarme simile era stato lanciato anche dal procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia. Lì la Procura combatte contro Cosa Nostra: secondo i dati del Csm la carenza di personale tra i magistrati ammonta al 23%. “Con numeri così bassi si rischia di ridimensionare il ruolo della Dda a semplice recettore di iniziative operate in via primaria dalla polizia giudiziaria, ciò in contrasto con lo spirito e la lettera della legge istitutiva delle Ddae della Dna”.