Nei fantastici anni ’80 del secolo scorso Renzo Arbore ottenne un grande successo su Rai 2 con uno spettacolo molto originale e innovativo: “Quelli della notte”. Una delle trovate più divertenti era quella in cui venivano esibiti dei personaggi strambi ideatori di un linguaggio diverso. Tra questi un comico, Maurizio Ferrini, interpretava un improbabile comunista romagnolo, rappresentante di pedalò della ditta “Cesenautica”, che presumeva di svelare fantomatici segreti della Russia sovietica e vantava inesistenti silos pieni di pedalò, condendo ogni suo intervento con il tormentone: «Non lo capisco, ma mi adeguo» (che poi era, più o meno, la conclusione rassegnata del cavallo Gondrano ne “La fattoria degli animali” di George Orwell). Ferrini divenne famoso per i numeri con cui commentava i successi dell’Urss.



Mi sono ricordato di quelle serate televisive (le sole che nella mia vita ho seguito con assiduità dopo che, da ragazzo, mi recavo in parrocchia il giovedì sera per seguire il primo “Lascia e raddoppia” quando i cinema sospendevano la programmazione tra il primo e il secondo tempo per dare modo agli spettatori di seguire le perfomance di Mike Bongiorno e dei suoi concorrenti sullo schermo di un televisore) e di quel personaggio che in seguito per sopravvivere si vestiva da donna, ascoltando le dichiarazioni di Maurizio Landini a proposito delle centinaia di migliaia di cittadini che hanno sottoscritto i quattro referendum presentati dalla Cgil.



Per esperienza ritengo che all’appuntamento di settembre, quando si dovranno fare le somme, sarà di gran lunga superato il milione, dal momento che durante l’estate si svolgeranno le tradizionali Feste già dell’Unità, ora alla ricerca di una nuova ditta, non essendo al quotidiano diretto da Piero Sansonetti riconosciuta una qualche veste ufficiale. Non crediamo che la Consulta solleverà obiezioni sull’ammissibilità dei quesiti. Qualche dubbio di incostituzionalità potrebbe emergere in quello in tema di appalti perché è discutibile coinvolgere in solido l’azienda appaltante nelle irregolarità di un’impresa appaltatrice. Ma anche i giudici della Corte sono sensibili a un’opinione pubblica gravemente turbata dalle morti sul lavoro. Restano in ogni caso interrogativi sull’efficacia tecnica del quesito rispetto all’obiettivo che si è posta la Cgil nel formularlo.



Ci attendiamo, dunque, per iniziativa della sinistra politica e sindacale, l’organizzazione di un fronte referendario (parafrasando un’illusione di altri tempi una sorta di via referendaria al socialismo) che dovrebbe riguardare – non è detto nel medesimo tempo – le misure del Governo sul terreno istituzionale a cui la Cgil affiancherebbe – con i cinque referendum – un incentivo di carattere sociale per sollecitare un’adeguata partecipazione a prova di quorum.

Come in altre occasioni in questo strano Paese la campagna referendaria evidenzierà degli aspetti paradossali. Se, infatti, è pacifico che gli eventuali referendum (abrogativo) contro l’autonomia differenziata e (confermativo) nel caso del “premierato” chiamerebbero l’elettorato a pronunciarsi contro la destra, i referendum di Landini riguarderebbero una sfida tra le due anime della sinistra: quella di Corbyn contro quella di Blair. Nella narrazione di Landini è contenuta un’analisi che spiega tante cose altrimenti difficili da comprendere. Perché i lavoratori votano la destra o non si recano ai seggi? Secondo Landini. non c’è stata una sostanziale differenza nelle politiche del lavoro dei Governi degli ultimi vent’anni, quale che fosse la loro natura politica. Non è un caso che il Segretario della Cgil (in sintonia con Elly Schlein) parla esplicitamente diJobs Act come se il contratto a tutele crescenti fosse la principale caratteristica di quel pacchetto legislativo. I quesiti che andranno a referendum rappresenteranno – a fronte di una prevalenza dei no – la punizione di una sinistra fellona e il ripristino di un’antica visione tolemaica del lavoro. Ciò che ancora non si avverte è la posizione del Governo e della maggioranza. Che cosa farà Meloni se si arrivasse al voto sui 4 referendum di Landini? Dirà che sono problemi che non la riguardano essendo una lotta fratricida all’interno della sinistra? Se ne laverebbe le mani?

Se così fosse commetterebbe un grave errore perché il sì a quei 4 quesiti, oltre a rafforzare la partecipazione, trascinerebbe un voto contrario agli interessi del Governo anche sugli altri. Poi, al Governo adesso c’è Giorgia Meloni, che in passato, dall’opposizione è stata contraria ai provvedimenti che Landini vorrebbe cancellare. Ma non potrebbe cavarsela con un “io non c’entro” se fossero ripristinati vecchi lacci e laccioli sul lavoro delle imprese.

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