Ancora un caso di morte per smania di visual e followers. È successo poche ore fa a Modena, dove un diciottenne si è fatto filmare mentre simulava di essere trascinato via dal fiume. Il giovane è stato risucchiato dalla corrente perdendo la vita. Si tratta dell’ennesimo effetto dei social e del mondo virtuale. E, intervistato dal Corriere della sera, lo psicologo e psichiatra Paolo Crepet ha fatto una sua analisi sulle nuove generazioni e sulle conseguenze del digitale.



L’era in cui viviamo sta rivelando una tendenza all’autoisolamento, all’infelicità e all’incertezza sul futuro. Ad esserne soprattutto colpiti sarebbero i più giovani, su cui ad aver avuto un impatto devastante sarebbe stato soprattutto il periodo della pandemia, tra didattica a distanza, chiusure e distanziamento. I ragazzi si sono rinchiusi nei loro cellulari creandosi una vita parallela. Secondo Crepet inoltre le nuove tecnologie contribuiscono a far fuggire dalla realtà: “E se le tecnologie, nel separarci e relegarci in un mondo virtuale costruissero la nostra infelicità? Gran parte del disagio giovanile nasce o si alimenta in relazione con questi strumenti”.



Paolo Crepet: “I genitori devono smettere di fare gli amici”

Crepet nel cercare di capire le nuove generazioni si è voluto focalizzare anche sull’importanza dei genitori nella formazione dei giovani, e su come l’educazione sia cambiata negli anni, portando i ragazzi di oggi a cercare sempre l’appoggio e il consenso anzichè imparare anche dalle sconfitte e dalle proibizioni.

Questo aspetto non è così scontato se pensiamo che i genitori del nostro tempo tendono a creare rapporti troppo amicali coi propri figli, e non sempre questo rappresenta un bene. “Oggi i genitori vogliono essere più giovani dei figli, tutto questo appiattisce e amicalizza un rapporto che invece deve essere fondato sul riconoscimento dei ruoli. Non esiste più il capitano, il punto di riferimento. È forse il compimento del ’68, dalla rivolta antiautoritaria. Ma ora una generazione che ha contestato i padri è diventata serva dei propri figli. Non è capace di dire i no, di orientare senza usare l’autoritarismo, ma l’esperienza”. Secondo Crepet insomma la fine del conflitto generazione non è un aspetto positivo.