Nella serata di mercoledì 31 luglio si è tenuto il consueto Fomc della Federal Reserve, atteso dagli investitori per confermare la scommessa di un primo taglio dei tassi a partire dal prossimo appuntamento di settembre.

Il Presidente Powell ha espresso positività sull’andamento dell’inflazione, segnalando che i prezzi al consumo stanno procedendo verso la traiettoria disinflazionistica prevista, nonostante abbiano ancora bisogno di ulteriori conferme per affermare riuscita la lotta all’inflazione. I dati dei prezzi al consumo nel secondo semestre dell’anno sono infatti risultati più “morbidi” e hanno permesso alla Banca centrale americana di avere maggior confidenza per affermare finalmente che il taglio di settembre è in dirittura d’arrivo.



Attualmente, secondo Powell, il processo deflazionistico sta interessando la maggioranza delle categorie che compongono il Cpi, a differenza dello scorso anno, quando invece si è visto un maggior calo sulle componenti dei beni. Nell’ultima lettura dell’inflazione di giugno, uscita al 3% annuale, si è notato infatti il primo vero segnale di decremento della crescita della componente dei servizi, nello specifico nei prezzi legati agli affitti. Il dato dell’indice dei prezzi Pce, monitorato molto attentamente dalla Fed, si è attestato a giugno al 2,5% annuale, in diminuzione rispetto al 2,6% di maggio, e al 2,6% per l’indice core, invariato rispetto a maggio. La Fed, secondo le sue proiezioni di giugno, prevedeva che a fine 2024 l’indice Pce si sarebbe attestato al 2,6%; nel caso tale processo disinflazionistico prosegua anche nelle prossime letture è altamente probabile che possa rivedere al leggero ribasso le sue stime.



Grafico 1 – PCE Index (variazione % annuale)

Inoltre, l’attenzione della Federal Reserve inizierà a concentrarsi maggiormente sul secondo grande mandato che deve perseguire: la massima crescita occupazionale. Powell stesso ha affermato che finora gran parte dell’attenzione dei membri del Fomc era rivolta ai prezzi al consumo, a causa della loro crescita eccessiva. Ora, tuttavia, la Banca centrale comincerà a monitorare più da vicino il mercato del lavoro. Nonostante la disoccupazione al 4,1% sia ai minimi storici, nelle ultime rilevazioni ha mostrato un leggero aumento. Insieme ad altri indicatori, come il numero di buste paga nel settore non agricolo e le richieste di disoccupazione, emerge che il mercato del lavoro sta lentamente cominciando ad allentarsi. Questo mercato, infatti, era estremamente surriscaldato e finora non ha reagito come previsto ai livelli d’interesse della Federal Reserve, fissati al 5,5%. I membri del Fomc si aspettano, quindi, una “normalizzazione” del mercato del lavoro, cercando di evitare un aumento improvviso ed eccessivo della disoccupazione.



Dalle proiezioni della Banca centrale rilasciate durante lo scorso appuntamento Fomc, si prevedeva una disoccupazione a fine 2024 del 4%, mentre a fine 2025 del 4,2%. Probabilmente, se la Fed si aspetta effettivamente un’ulteriore “normalizzazione” nel mercato del lavoro durante i prossimi mesi potrebbe rivedere leggermente al rialzo queste stime.

Il mercato azionario durante la giornata di mercoledì è salito fortemente, mentre i rendimenti obbligazionari sono scesi intensamente dopo la riunione del Fomc, continuando un trend ribassista ormai in atto da diversi mesi, simbolo di investitori che hanno ormai prezzato da tempo la fine della politica monetaria restrittiva e l’inizio del ciclo dei tagli.

Il grande quesito che gli investitori si stanno ponendo è se la Federal Reserve taglierà i tassi 2 o 3 volte prima della fine dell’anno. Attualmente il mercato sconta 3 tagli, uno per ognuno dei 3 appuntamenti rimasti in questa seconda metà dell’anno, mentre la Banca centrale solo 2. Sarà molto interessante monitorare le prossime proiezioni della Fed per vedere se effettuerà cambiamento. Nel caso in cui il prossimo rilascio dell’inflazione mostri una componente dei servizi in netta discesa, sarà altamente probabile vedere un possibile terzo taglio nelle proiezioni della Fed, altrimenti, se l’inflazione arresterà il suo processo disinflazionistico e il mercato del lavoro continuerà a rimanere invariato, potrà rimanere dell’attuale previsione di soli 2 tagli.

Grafico 2 – Distribuzione delle probabilità dei tassi d’interesse (dicembre 2024)

L’ultimo tassello mancante è sicuramente quello della crescita economica. Così come il mercato del lavoro, anche il Pil ha riservato grandi sorprese agli investitori e alla Banca centrale nell’ultimo anno e mezzo, rimanendo molto resiliente nonostante tassi ai massimi degli ultimi 23 anni. L’ultima lettura sulla crescita annualizzata del Pil nel secondo trimestre si è attestata al 2,8%, al di sopra delle stime. Una crescita economica così sostenuta permette ovviamente alla Federal Reserve di avere più tempo a disposizione per poter aspettare di avere ulteriori conferme sulla discesa dei prezzi al consumo.

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