Storia, cucina, cultura e stile di vita dei territori: questo è il mix alla base della narrazione del turismo italiano promossa dalla Fondazione Univerde di Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro all’Ambiente, un “verde” della prima ora. Il report annuale (giunto alla tredicesima edizione) che fotografia il settore è stato al centro del convegno “Dal Grand Tour al brand Italia. Made in Italy, cucina italiana e ospitalità per un turismo sostenibile”, tenutosi ieri a Milano, in occasione della 44esima Giornata Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (che cade ogni anno il 27 settembre), organizzato, oltre alla Fondazione UniVerde, da Touring Club Italiano e Noto Sondaggi con la partecipazione di Un World Tourism Organization – UNWTO, e presentato da Elena dell’Agnese (presidente Associazione dei Geografi Italiani e docente all’Università Milano-Bicocca).



Chiare le indicazioni emerse dal rapporto. Prima: per il 95% degli intervistati occorre puntare su cibo, prodotti made in Italy e piatti tipici per far crescere il turismo in Italia e l’82% condivide la scelta di candidare la cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità. Seconda: l’offerta di prodotti locali a km0 (91%) e prodotti agricoli bio (84%) sono motivi per preferire una struttura. ma, per molti, solo a parità di prezzo. Terza: una certificazione sull’autenticità dei servizi/prodotti made in Italy di ristoranti/produttori è ritenuta un valore aggiunto dal 57% o addirittura fondamentale dal 28% per un dato aggregato dell’85%, la stessa percentuale di chi reputa necessario certificare i prodotti made in Italy presenti nei ristoranti all’estero. Ma bisogna ricordare anche che 8 italiani su 10 ritengono che la lotta al cambiamento climatico passi anche attraverso le scelte dei singoli e sarebbero disposti (almeno nelle intenzioni) a cambiare le proprie abitudini alimentari adattandole ai principi della dieta mediterranea o preferendo cibi a km0. E ancora: natura e paesaggi sono principale fattore attrattivo nella scelta di una meta turistica con il 68% delle preferenze, seguiti da arte, storia e cultura (65%).



Dunque, si entra direttamente nell’universo delle “esperienze” di viaggi e soggiorni, dove il cibo, i prodotti agroalimentari locali e i piatti tipici sono fondamentali nella pianificazione e nella generazione delle soddisfazioni conseguenti. Assaggi e degustazioni nei luoghi di produzione (frantoi, caseifici, mulini, vigne, ecc.), soggiorni in agriturismi o fattorie che offrono i propri prodotti, unitamente all’offerta di itinerari a tema (vie del vino, dell’olio, ecc.) risultano molto apprezzati (media-voti oltre l’80%). Gli italiani conoscono (87%) e hanno una buona considerazione (72%) del turismo sostenibile e per questo chiedono standard di sostenibilità sempre più elevati da parte delle strutture e una maggiore promozione per i cibi e prodotti made in Italy.



“Il rapporto – ha commentato Alfonso Pecoraro Scanio (presidente UniVerde e docente di Turismo sostenibile alle Università Milano-Bicocca, Roma-Tor Vergata, Napoli-Federico II) – rivela che quasi la totalità degli italiani (95%) ritiene il cibo, i prodotti made in Italy e i piatti tipici del nostro Paese fattori importanti per far crescere il turismo in Italia, ma solo il 46% ritiene che siano sufficientemente promossi dalle istituzioni. Altissima è anche la percentuale (85%) di chi è favorevole a introdurre sistemi di certificazione dell’autenticità di prodotti Made in Italy, in Italia e all’estero. Occorre quindi rafforzare la qualità delle tante iniziative di promozione, che spesso sono scoordinate e senza un’efficace misurazione dei risultati, ma anche di contrasto all’italian sounding. Dal rapporto emerge un sentimento diffuso che percepisce la grandissima occasione di sostenere la cultura del cibo che da sempre contraddistingue l’Italia e rende il nostro Paese crocevia di un Grand Tour anche enogastronomico unico. Ce lo conferma anche l’altissimo consenso per la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’umanità (82%). Innovazione digitale e transizione ecologica (EcoDigital) sono i pilastri per rendere il comparto dell’accoglienza maggiormente competitivo, smart, sicuro e resiliente”.

“Il turismo – ha aggiunto Franco Iseppi, presidente Touring Club Italiano – è per sua natura territoriale e continuerà a esserlo se, come sta avvenendo, alla centralità storica di coste, beni culturali e montagne si integreranno ancor meglio, a pari titolo, altre e diverse offerte come i beni enogastronomici, i prodotti del made in Italy, l’ambiente (con la sua eccezionale biodiversità), i cammini, i borghi, le industrie creative, gli eventi, le grandi feste di tradizione e religiose. In presenza di così tanti e rilevanti attrattori che connotano l’Italia, il ruolo dei territori è quello di massimizzare ed esaltare l’esperienza turistica dei viaggiatori, facendoli sentire accolti, al centro di un progetto (il viaggio) che può creare un sodalizio duraturo o comunque memorabile tra visitatore e luoghi”.

Il legame tra turismo e Made in Italy agroalimentare ormai è evidente. “Il mercato – ha sottolineato Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato – sta cambiando molto rapidamente, sia nel campo dell’alimentazione che in quello turistico, e l’Italia ha tutte le carte in regola per essere protagonista a livello mondiale di questo cambiamento. Però non è qualcosa che può accadere automaticamente. Istituzioni, imprese e mondo del lavoro devono accompagnare e sostenere lo sviluppo di questi settori con azioni mirate. Prima di tutto, occorre tutelare e promuovere meglio i nostri prodotti di eccellenza in tutti i mercati, fisici e digitali. Così come dobbiamo promuovere un’evoluzione del turismo, che deve diventare più sostenibile, diffuso sul territorio e destagionalizzato. Possiamo guardare al futuro con fiducia, ma serve anche tanto impegno”.

Insomma, esiste un nesso stretto tra made in Italy e turismo, come ha ricordato in videomessaggio Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del made in Italy. “Ciò che rende unico il brand Italia – ha detto – è la sua natura esperienziale, proprio perché i nostri prodotti trasmettono valori e vissuto che li rendono attraenti in tutto il mondo. E nella gastronomia vi è una trasmissione diretta che non ha bisogno di mediazioni culturali. Ciò che rende unica la nostra cucina è la qualità dei suoi ingredienti e la sostenibilità è entrata anche nella maniera in cui coltiviamo e produciamo le nostre specialità. Per quanto riguarda le misure di tutela e promozione, nel ddl Made in Italy cerchiamo di tutelare i territori, i saperi, le filiere affinché siano diffusi, la sostenibilità, divenuta un qualcosa che fa parte del bello e il bello fa parte del made in Italy, quindi i luoghi, gli ambienti, le strutture sostenibili”.

Nel corso del convegno sono state presentate anche due best practice di turismo made in Italy con gli interventi di Luca Valentini (direttore commerciale di MSC Crociere) e di Giacomo Fasitta (chief Sustainability Officer e direttore tecnico di TH Resorts). Quest’ultimo ha evidenziato, ad esempio, un risparmio del 25%, nel 2022, sul costo della materia prima; l’utilizzo in tutte le strutture del gruppo dei dolci prodotti dalla pasticceria Giotto, una cooperativa nata dalle stesse origini di TH che dà lavoro a 50 carcerati nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova; il sostegno, da 15 anni, alla Fondazione Banco Alimentare, con donazioni di eccedenze alimentari che nel 2022 hanno raggiunto un valore corrispondente a 3740 pasti; l’aiuto ventennale ad AVSI attraverso le donazioni raccolte nella annuale Cena S. Lucia, evento di solidarietà promosso da TH Resorts. Al centro della filosofia imprenditoriale dell’azienda, ha ricordato Fasitta, c’è il capitale umano: ogni anno il gruppo organizza le Academy, momenti formativi e motivazionali, di team building.

Non poteva infine mancare la citazione della Scuola italiana di ospitalità, fondata nel 2019 da TH Resorts e Cassa Depositi e Prestiti in collaborazione con Università Ca’ Foscari di Venezia per rilanciare il settore del turismo e dell’ospitalità e ridurre la discrepanza tra le esigenze delle aziende del settore e le competenze dei lavoratori, in parallelo al corso di laurea in Hospitality Innovation and e-Tourism, giunto al suo terzo anno accademico, con circa 150 iscritti con stage presso i principali operatori internazionali.

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