Si sta passando, si deve passare, dal mordi&fuggi al visita&rispetta. È la filosofia del turismo sostenibile, la nouvelle vague della consapevolezza dei viaggi, contraria al consumo distratto delle destinazioni, ma al contrario attenta ai luoghi, alla loro conservazione, e alle esperienze che possono offrire se non li si considera solo sfondi da selfie.



Esperti, stakeholder e decisori pubblici ne hanno parlato a Bruxelles, nell’ambito del forum Destination Europe, dove è emerso chiaramente che sempre più viaggiatori cercano esperienze di turismo sostenibile, cioè rispettoso dei luoghi visitati e delle popolazioni che li abitano, in una sostanziale riduzione della propria impronta ecologica. Il trend è ormai consolidato e riconosciuto. In Italia (dove il 72% dei vacanzieri estivi sceglierà una meta che consenta un turismo sostenibile) il ministero del Turismo ha recentemente licenziato tre avvisi pubblici per promuovere l’ecoturismo e il turismo sostenibile nel periodo 2023-2025. Questi annunci offrono finanziamenti a fondo perduto per un totale di 25 milioni di euro.<



Il Fondo Turismo Sostenibile è stato creato per affrontare l’esigenza di ridurre gli impatti negativi del turismo sull’economia, sull’ambiente e sulla società, cercando allo stesso tempo di generare reddito, creare occupazione e preservare gli ecosistemi locali. Per il 2023 il fondo è destinato a rafforzare le grandi destinazioni culturali attraverso la promozione di forme di turismo sostenibile, l’attenuazione del sovraffollamento turistico, la creazione di itinerari turistici innovativi e la destagionalizzazione del turismo; favorire la transizione ecologica nel turismo, con azioni di promozione del turismo intermodale secondo le strategie di riduzione delle emissioni per il turismo; sostenere le strutture ricettive e le imprese turistiche nelle attività utili al conseguimento di certificazioni di sostenibilità.



Per il turismo sostenibile c’è anche un ranking dedicato. È quello elaborato dal Global Sustainable Tourism Council, organizzazione senza scopo di lucro che stabilisce e guida gli standard di base per lo sviluppo sostenibile nel settore dei viaggi e del turismo a livello globale. Standard suddivisi in due gruppi: quelli rivolti ai politici maker e ai manager delle destinazioni turistiche, e quelli per l’industria, per hotel e to. I criteri sono il risultato di uno sforzo mondiale per sviluppare un linguaggio comune sulla sostenibilità nel turismo, e seguono quattro pilastri (gestione sostenibile, impatti socioeconomici, impatti culturali, impatti ambientali) che costituiscono la base dell’accreditamento per gli organismi di certificazione che certificano hotel e strutture ricettive, tour operator, aziende di trasporto e destinazioni.

Nella classifica italiana Siena risulta la prima città d’arte sostenibile, prima meta turistica sostenibile italiana a ottenere un riconoscimento a livello mondiale. C’è poi la Sardegna, riconosciuta come la prima destinazione sostenibile in Europa secondo gli standard della Commissione europea, un riconoscimento attribuito in base alle politiche green e alle azioni intraprese a favore del territorio e della comunità. La Valsugana, tra Dolomiti e i monti trentini, invece, era stata la prima e unica destinazione in Italia, Europa e nel mondo a ricevere una certificazione secondo i criteri del Global Sustainable Tourism Council nel 2019, a premiare l’impegno della valle nella promozione del turismo sostenibile e responsabile.

Anche Tarvisio e Alta Badia hanno ricevuto riconoscimenti: nel 2020 il Consorzio di promozione turistica del Tarvisiano, di Sella Nevea e del Passo Pramollo è stato certificato come meta turistica sostenibile, mentre in Alto Adige sono state premiate l’area di San Vigilio di Marebbe, l’Alta Badia e la Val D’Ega.

Eduardo Santander, direttore esecutivo di European Travel Commission, associazione che riunisce gli operatori del settore, ha dichiarato ad Euronews che “le persone sono alla ricerca di esperienze reali e il turismo sta cambiando, quasi trasformandosi in un’esigenza sociale. Le persone hanno bisogno di una vacanza per evadere dalla loro vita, ma vogliamo anche che capiscano che il turismo comporta una responsabilità verso le comunità locali, gli imprenditori e verso se stessi, per chi vuole fare qualcosa di buono non solo per sé ma anche per l’ambiente, la società le altre persone”.

“Sappiamo che ci sono alcuni ostacoli da affrontare – ha aggiunto Danielle D’Silva, responsabile della sostenibilità di Booking.com -. A partire dal costo, o dalla percezione del costo: quando cioè si ritiene che le opzioni sostenibili siano troppo care. Ma anche l’idea che ci siano troppo poche opzioni tra cui scegliere: il 50% dei nostri viaggiatori ci dice che le opzioni sostenibili sono troppo costose. Ma il 50% sarebbe anche disposto a pagare di più per un’esperienza o un alloggio certificato in modo sostenibile”.

Per l’Europa la posta in gioco è alta, visto che resta la prima destinazione turistica al mondo, dove il settore rappresenta il 10% del Prodotto interno lordo complessivo, con una cifra compresa tra i 25 e i 30 milioni di posti di lavoro diretti.

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