Si sta parlando da un paio d’anni di turismo esperienziale, una tendenza che praticamente tutti gli analisti e le piattaforme del settore riconfermano quale trending topic anche per il 2024. Se ne stanno occupando i maggiori player, come i TO che programmano nelle loro offerte particolari possibilità da offrire ai clienti, in un’accelerata verso il taylor made di viaggi anche nel perimetro dei travel package.
Giovedì scorso, a La Spezia, si è svolto (ad esempio) un incontro propedeutico alla prossima Bitesp, la borsa del turismo esperienziale (manifestazione sulla scia della Borsa Internazionale del turismo esperienziale svoltasi a Venezia lo scorso novembre); in Puglia la Regione ha emanato l’avviso pubblico per la realizzazione di corsi di formazione per operatori di turismo esperienziale; in Calabria si sono già avviati corsi per rafforzare il turismo esperienziale e destagionalizzato legato alla scoperta delle produzioni locali più tipiche. E così via, gli esempi arrivano praticamente da ogni territorio.
“Turismo ed esperienza sono legati da un connubio ideale, che supera i concetti di prodotto e servizio richiesti fino a qualche tempo fa dal turista-consumatore – sostengono gli analisti di Isnart, l’istituto nazionale di ricerche turistiche -. Emerge, allora, una figura diversa che reclama attenzione e che tende ad aggregarsi in comunità di persone accumunate dalla voglia di vivere esperienze analoghe, tanto da diventare componenti di una vera e propria società esperienziale. Motivazioni, comportamenti, status, espressioni, passioni: alla base delle scelte di viaggio di questi gruppi identitari, riconducibili a vere e proprie tribù, ci sono elementi che permettono di comporre i profili chiave delle tipologie di turismi sui quali sono orientati”.
Lo studio Isnart ha così portato all’identificazione di cinque gruppi principali, ma è evidente che ognuno può dare vita a infiniti sottogruppi, tanti quanti sono i turisti di riferimento per quel segmento, tanto sono soggettive le inclinazioni, le curiosità, le aspettative di ognuno. Isnart ha definito questi gruppi “tribù”: eccole.
Il turista enogastronomico è prevalentemente un giovane della generazione Y (i Millennials, nati tra l’inizio degli anni Ottanta e la metà dei Novanta o primi Duemila), al 38%, in linea con i dati pre-pandemia, ma emerge una quota di giovanissimi che appartiene alla generazione Z (tra i medio-tardi anni Novanta e i primi anni Duemiladieci, generalmente figli della generazione X e degli ultimi baby boomer), al 13%, che contribuisce a consolidare una ricerca del buon cibo e delle novità culinarie tipicamente young. Seguono i vacanzieri in età adulta della X (nati tra il 1965 e il 1980), al 31%, che sorpassano i baby boomers rispetto ai dati 2019. Il turista enogastronomico viaggia in compagnia, degusta prodotti locali e partecipa a eventi tematici. Vivere un’esperienza di vacanza all’insegna del buon cibo è la motivazione principale, ma ve ne sono altre trasversali che rendono il turismo enogastronomico più variegato e soddisfacente come la cultura, gli eventi, lo sport e il mare. Riguardo i canali di comunicazione, la scelta del soggiorno si basa principalmente sul passaparola di amici e conoscenti che hanno assaggiato la cucina italiana nella località di interesse, e su internet per la ricerca di informazioni, offerte e recensioni.
Il turista naturalistico è giovane: sei turisti naturalistici su 10 sono italiani e in prevalenza delle generazioni Y (41%) e Z (9%). Tra gli stranieri prevalgono, invece, le generazioni più adulte. I vacanzieri naturalistici realizzano un turismo trasversale, sempre in compagnia per lo più del partner e della famiglia; ricercano attrazioni culturali incastonate nel verde dei borghi o di litorali suggestivi dove passeggiare e godersi il blu tra mare e cielo oppure ancora di percorsi nel fitto dei boschi dove godersi una pedalata in bicicletta. Rispetto al passato cresce la quota di turisti che scelgono l’Italia per una vacanza all’insegna del contatto con la natura, soggiorni all’aria aperta ricchi di molteplici attività. Le principali motivazioni di vacanza emerse si concretizzano appieno a destinazione, con escursioni e gite (76%); gite al mare/lago (42%); pratica di attività sportive (34%); visite al centro storico (18%).
Il turismo spirituale si apre ad un target di turista più giovane rispetto al passato (15% generazione Z e 40% generazione Y). I flussi tedeschi superano quelli francesi, mentre quelli inglesi si sostituiscono a quelli precedentemente spagnoli. Per quanto riguarda la compagnia di viaggio, gli italiani amano condividere la propria spiritualità con il partner (49%) e con la famiglia (22%), gli stranieri invece approfittano degli amici (28%). Tra i canali di comunicazione che influenzano di più la scelta del soggiorno, spiccano il passaparola di amici e conoscenti (43%) e internet (30%), tra ricerca di informazioni (52%) e di offerte online (35%). Per raggiungere la destinazione, viaggiando spesso in famiglia, gli italiani prediligono l’auto (41%); chi viene dall’estero sceglie più l’aereo (44%). In termini generali, ci si affida anche a pullman per tour organizzati e mezzi di trasporto locale per raggiungere con maggiore facilità i luoghi di incontro di pellegrinaggi o viaggi di gruppo più comuni (11%). Interessante anche la quota di turisti che si sposta con mezzi alternativi all’insegna di un turismo spirituale più intimo e libero, come la moto per gli italiani (9%) e il camper per gli stranieri (5%). Una volta arrivati a destinazione, i turisti spirituali si spostano a piedi (56%); in auto (19%); in autobus/metropolitana (14%). Tra i turisti a piedi, spiccano gli italiani (58%), anche se una quota preferisce invece proseguire in auto (21%) mentre gli stranieri, oltre a camminare, si spostano in autobus/metropolitana (18%) o in bicicletta (15%).
Il turismo sportivo, per viaggiatori consapevoli di una libertà in parte perduta, che guardano al turismo come a una preziosa opportunità per stare all’aria aperta e mantenersi in forma. È un turismo praticato per metà dalle sole young generation mantenendosi in linea con i flussi principali pre-pandemia. Il turismo sportivo si realizza all’insegna della compagnia del partner (41%), della famiglia (27%) e degli amici (17%). Rispetto ai tempi pre-pandemia, le famiglie hanno superato i vacanzieri solitari rendendo questo turismo, in termini di flussi-target, potenzialmente più redditizio. Riguardo i canali di comunicazione, i turisti sportivi si affidano al consiglio di amici e conoscenti (44,0%) che hanno già avuto modo di praticare sport nella località di interesse. La clientela italiana è tendenzialmente repeater (39%). I turisti sportivi stranieri si affidano anche ai canali tradizionali per effettuare una scelta più consapevole.
Il turismo culturale è una delle tipologie di turismo più importanti, non solo per ciò che rappresenta, ma anche per le ripercussioni socio economiche generate dalle interazioni con gli altri prodotti offerti dalle destinazioni, dalla natura all’enogastronomia, dallo shopping allo sport. Maggiormente interessati alla cultura del nostro Paese sono stati ovviamente gli stranieri (30,5%), affascinati dalle nostre meraviglie artistiche e architettoniche e, per questo, sempre fedeli a questa tipologia di vacanza. I viaggiatori dall’estero provengono principalmente da Francia (24,5%), Regno Unito (21,3%) e Germania (15%). Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto sono state le regioni più scelte dagli amanti della cultura con, rispettivamente, il 13,4%, l’11,3%, il 10,5% ed il 9% del totale.
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