Cos’è, in realtà, il turismo di lusso? Si dirà: un hotel pluristellato, un ristorante ai vertici delle guide, un posto al sole, insomma. Oggi però il lusso del turista-viaggiatore (nel famoso binomio del primo, che acquista il biglietto d’andata e ritorno, e il secondo solo d’andata, per il ritorno si vedrà) è diventato altro, un’evoluzione già in embrione prima della pandemia, poi esplosa nel ritorno alla (nuova) normalità.



In questi tempi affollati, dove si resta intrappolati nella condivisione degli stessi posti negli stessi momenti, il vero lusso è diventato la distanza, la non promiscuità, il relax, la tranquillità. E quindi le stelle servono a poco, se non possono assicurare questo vivere di vacanza, cioè mancanza di tutto quello che invece il quotidiano impone. Dice il saggio dei device che oggi si riconosce un vero signore perché non ha un cellulare in tasca: un gran lusso. Telefonini a parte, l’industria del turismo comincia a indagare questi paradigmi, cercando di delineare investimenti e strategie adatte per i nuovi tratti del segmento luxury, ma anche midscale, perché anche in strutture e servizi di media classe si possono offrire soluzioni che regalino agli ospiti esperienze di lusso.



Significa che il new normal sta diventando l’asset class a cui guardare, anche se questa normalità (predetta e delineata già nel primo post-Covid) si trova costretta tra tagli dei tassi, spinte inflattive, guerre e prezzi in salita. Ragion di più per regalare al midscale particolari attenzioni solitamente riservate alle catalogazioni superiori.

I grandi gruppi internazionali dell’hotellerie di lusso hanno già puntato gli obiettivi sull’Italia, mentre qui ancora si stenta a comprendere il trend. Per indagarlo a fondo Pambianco ha organizzato il suo secondo Hotellerie Summit, mercoledì 13 marzo a Palazzo Mezzanotte in piazza Affari a Milano, dal titolo “Turismo, la sfida del new normal tra lusso e midscale”, un appuntamento in cui saranno presentate ricerche quantitative e qualitative e testimonianze degli operatori del settore.



Ad aprire i lavori, davanti a una platea di imprenditori e manager dell’ospitalità e del turismo, David Pambianco, ceo Pambianco; seguirà la ricerca presentata da Fabio Savelli, ceo di Sita Ricerca, e l’intervento di Walter Ricciotti, managing director Made in Italy Fund II.

Molteplici i player del settore che saliranno sul palco: Pier Ezhaya, presidente Astoi Confindustria Viaggi; Aldo Melpignano, founder e ad di Egnazia Ospitalità Italiana; Andrea Kellner Ongaro, VP commercial strategy Accor Europe & North Africa; Christian Boyens, vice presidente Southern Europe di Belmond; Leonardo Massa, vice president Southern Europe & Managing Director Italy di Msc Crociere; Graziano Debellini, presidente TH Group; Liliana Comitini, presidente e ad B&B Hotels Italia, Slovenia e Ungheria; Valentina De Santis, ceo di Grand Hotel Tremezzo e Passalacqua; Marcello Cicalò, ceo Bluserena Hotels & Resorts; Luca Boccato, ceo Hnh Hospitality; Marco Gilardi, operations director Italy & Usa Minor Hotels Europe and Americas; Davide Bertilaccio, ceo Villa d’Este Hotels.

Sullo sfondo delle “nuove normalità”, il turismo in Italia è cresciuto nel post-Covid, assicurando all’economia un valore-traino superiore alle attese. Ma questa crescita non è bastata per scalare il podio europeo: l’Italia – secondo World Travel & Tourism Council – nel 2023 è rimasta al terzo posto per valore del turismo, preceduta da Francia e Germania, in una stima prospettica che la vede scivolare al quarto in dieci anni, sorpassata dalla Spagna. Riporta Pambianco Hotellerie che la Francia è passata da 219,5 miliardi di euro nel 2019 a una stima di 221,4 miliardi nel 2023, mentre la Spagna va da 188 miliardi nel pre-Covid a 194 miliardi nel 2023. L’Italia invece procede a ritmi lenti: con una previsione di 196,4 miliardi nel 2023 non ha ancora raggiunto i 200,5 miliardi che incassava nel 2019.

Se questa è la scenografia, non è detto che la sceneggiatura debba proseguire immutabile, tant’è che le previsioni per il 2024 parlano di numeri generalmente in crescita, forse stazionari per il mercato domestico, ma certamente in salita per l’incoming. In ogni caso, il confronto sui nuovi trend e le “normalità” in divenire può stimolare l’aggiustamento delle posture d’impresa nell’hospitality nazionale.

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