Meglio soli che… È vero che non necessariamente capita di trascorrere una vacanza con una compagnia spiacevole, ma può sempre capitare. Succede così che in tanti preferiscano non rischiare. La vacanza in solitaria è l’ultima frontiera del viaggio, un modo per sentirsi liberi e scoprire il mondo, ma anche una necessità per staccare davvero la spina ed esplorare la parte più intima della propria personalità, imparando a conoscersi meglio e a mettersi alla prova.



I benefici psicologici di questo tipo di esperienza sono molti: viaggiare da soli – sostengono gli specialisti di Dove – rafforza l’autostima, migliora le capacità di apprendimento, apre la mente e rende la persona più flessibile. Per tutti questi motivi, i “solo travel” sono sempre più richiesti, e non solo dai single.



Lo conferma un’indagine di Cst per Assoviaggi-Confesercenti, riportata da AdnKronos, che evidenza una scelta che sta imponendosi anche tra gli italiani, cioè i viaggi en solitaire, e non per forza appannaggio dei single: i vacanzieri che partono da soli costituirebbero circa il 12% sul totale. Le vacanze o i viaggi da soli sono insomma una scelta sempre più comune, una tendenza in crescita: quest’anno saranno circa 22,5 milioni i visitatori stranieri che arriveranno in Italia da soli. Ma la quota di viaggiatori in solitaria è in crescita anche tra gli italiani.

Non è esattamente una novità, un tempo però era un’abitudine legata soprattutto a esigenze lavorative e familiari, mentre negli ultimi venti anni la quota di vacanzieri che intraprendono da soli un viaggio leisure si è progressivamente ampliata: sui 4 milioni di italiani circa che hanno utilizzato i servizi delle agenzie di viaggio per fare una vacanza questa estate, quasi 500 mila sono turisti individuali.



“Oggi questo è un segmento di mercato del turismo organizzato che, sebbene sia ancora decisamente minoritario in termini assoluti, appare in forte crescita – spiega il Presidente di Assoviaggi Gianni Rebecchi -. Una modalità di consumo turistico che si è probabilmente affermata anche sulla scia dei cambiamenti della società: in Italia ormai una famiglia su tre è composta da una sola persona. Partire da soli è una scelta che piace di più alle donne e ai giovani fino ai 40 anni, con una discreta capacità di spesa”. “Sarebbe un errore però pensare che i viaggiatori in solitaria siano semplicemente single – continua Rebecchi -: a spingere verso il viaggio da soli, spesso, è la voglia di concedersi tempo per se stessi ma anche e soprattutto il desiderio di vivere una vacanza esperienziale diversa dalle altre. Per questo spesso i alone travellers si avvalgono della consulenza, del supporto e delle garanzie di sicurezza fornite dalle agenzie di viaggio”. Esistono anche siti specializzati: WeRoad, ad esempio, che si rivolge a chi deve partire da solo, ma poi vorrebbe viaggiare con un gruppo di nuovi amici accompagnati da un Coordinatore.

“Il turismo organizzato, da tempo, risponde a questa nuova esigenza. Ci sono molti pacchetti pensati per i viaggiatori in solitaria, dai percorsi cicloturistici a quelli culturali. Ma ci sono anche i gruppi per i turisti individuali: dalle grandi crociere per single ai piccoli viaggi organizzati che consentono anche a chi parte da solo di aggregarsi a un gruppo di piccole dimensioni, accompagnato da un esperto della destinazione. Si cercano soprattutto viaggi in mete culturali, con programmi esclusivi che possono fornire esperienze inedite di turismo attivo. Ad esempio, i cammini, dalla via Francigena al trekking in altre località europee, incontrano spesso la preferenza di questo tipo di viaggiatori – conclude Rebecchi – All’estero, tra le tipologie di viaggio che interessano sempre di più chi parte da solo, vi sono ad esempio le esclusive crociere sul Nilo in Dahabeya, un’imbarcazione a vela tradizionale”.

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