Il Governo italiano sta predisponendo un nuovo provvedimento di legge sull’Intelligenza artificiale (IA), probabilmente un disegno di legge che dovrebbe essere pronto entro due settimane, con l’obiettivo di stabilire alcuni principi cardine, definire regole complementari a quelle del Regolamento europeo e individuare misure per stimolare il tessuto produttivo nazionale. L’approvazione del Regolamento, da parte dell’Europarlamento – che dovrà ora essere adottato dal Consiglio dell’Ue prima di divenire legge – è arrivata ad ampia maggioranza: i voti favorevoli sono stati 523, i contrari 46 e gli astenuti 49.



L’Unione è la prima al mondo a dotarsi di regole sistematiche sull’IA e il Regolamento rappresenta un delicato equilibrio tra la spinta all’innovazione e la tutela dei diritti con l’obiettivo di creare un quadro normativo chiaro e armonizzato che favorisca lo sviluppo e l’utilizzo responsabile dell’IA in Europa, garantendo al contempo la sicurezza e il benessere dei cittadini.



Il Regolamento sarà applicabile dopo due anni dalla sua entrata in vigore, tuttavia, alcune sue parti entreranno in vigore molto prima quali: i divieti imposti all’utilizzo dei sistemi di riconoscimento biometrico (applicabili dopo 6 mesi); i codici di buone pratiche (9 mesi); i controlli sui sistemi di IA per finalità generali, compresa la governance (12 mesi); gli obblighi per i sistemi di IA ad alto rischio (36 mesi). Con questo complesso impianto normativo si è inteso dare una prima risposta istituzionale alle molteplici inquietudini sollevate dalla velocissima diffusione di sistemi di IA generativa come ChatGPT, i quali pongono inedite sfide a carattere etico e sociale.



Ciò premesso a livello comunitario, vale qui chiedersi qual è la situazione del Bel Paese? La necessità di una “via italiana” all’IA è stata sottolineata dal premier Giorgia Meloni. In un recente convegno, difatti, ha affermato che l’Italia deve costruire la propria strada in questo campo, puntando su un forte sostegno alla ricerca, alla sperimentazione e alle realtà produttive già esistenti. A suo dire, l’impegno crescente da parte del Governo è testimoniato dalla considerazione che tale tematica è stata messa al centro dell’azione della Presidenza italiana del G7.

Come detto, l’ambizione è quella di tracciare una peculiare “via italiana” allo sviluppo e alla governance di un’IA che è stata definita come antropocentrica, un percorso che tenga conto delle specificità della Nazione e che sia in grado di cogliere le opportunità offerte da questa tecnologia ubiquitaria. L’ipotesi iniziale di investimento è di un miliardo di euro, messo a disposizione da Cdp Venture Capital, oltre alla creazione di un nuovo fondo di investimento specializzato sull’IA e all’utilizzo di altri fondi di investimento già attivi.

A questo riguardo, vale qui evidenziare che il sistema Italia ha alcune caratteristiche distintive quali un ecosistema di ricerca consolidato in quanto vi è una rete di università e centri di ricerca che già svolgono attività nel campo dell’IA, nonché un tessuto produttivo dinamico caratterizzato da un numero crescente di imprese che stanno investendo nelle nuove tecnologie per migliorare la propria competitività nei mercati globali.

In questo contesto di quadro generale, gli obiettivi chiave da sviluppare, per poter favorire una diffusione pervasiva dell’IA, nel tessuto produttivo e nella società italiana fanno riferimento ad almeno sei macro-aree, oltre a quella più complessiva della strutturale frammentazione del sistema di finanziamento della ricerca e dell’innovazione:

1) Quadro normativo etico, al fine di garantire la sicurezza e la trasparenza di un’IA antropocentrica, anche a seguito dell’implementazione del Regolamento europeo.

2) Ricerca e innovazione, mediante la focalizzazione su investimenti mirati, la creazione di centri di eccellenza e di partenariati pubblico-privati, nonché la promozione del trasferimento tecnologico dalle imprese al mercato. Un aspetto cruciale verterà, infine, su quali saranno le misure per stimolare l’adozione dell’IA da parte delle PMI.

3) Competenze e formazione, con l’obiettivo di un aumento del capitale umano e dell’alfabetizzazione a tutti i livelli di educazione e formazione, consapevoli che il numero di persone e lavoratori -soprattutto in termini di presenza femminile nelle professioni STEM – è ancora carente per soddisfare la domanda del mercato. Ciò si evince anche dalla disamina delle statistiche del Digital Economy and Society Index (DESI) le quali fanno stato della posizione dell’Italia negli ultimi posti della graduatoria europea. In questo senso, devono essere potenziati i percorsi di formazione continua e di riqualificazione della forza lavoro, così come la promozione di programmi di dottorato di ricerca e di borse di studio.

4) Infrastruttura dati, la quale dovrebbe prevedere lo sviluppo di un’infrastruttura aperta e accessibile, la condivisione dei dati e dell’interoperabilità tra diversi sistemi, l’investimento complessivo in tecnologie ubiquitarie quali quelle quantistiche, di cyber security e di cloud computing.

5) Adozione dell’IA nei servizi pubblici, al fine di migliorarne l’efficienza e l’erogazione, favorire lo sviluppo di casi d’uso in settori come la sanità e la Pubblica amministrazione nonché prevedere il coinvolgimento degli stakeholder nel processo di adozione dell’IA nei servizi pubblici.

6) Reti e collaborazioni, con l’obiettivo del rafforzamento della cooperazione tra le imprese, le università e i centri di ricerca; la partecipazione attiva a iniziative europee e internazionali; la promozione di scambi di conoscenze e di best practices a livello internazionale.

Nel senso anzidetto, l’auspicata “via italiana” all’IA potrebbe davvero rappresentare un’occasione a cui non ci si può più oramai sottrarre, al fine di poter cogliere appieno i benefici di questa tecnologia ubiquitaria e poter ambire a posizionarsi tra i leader europei in questo campo. Del resto, com’è stato messo più volte in evidenza dal Premier, un’IA antropocentrica rappresenta un’opportunità fondamentale per l’Italia, per migliorare la competitività del sistema produttivo, creare nuovi posti di lavoro e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Nondimeno, la sfida è complessa e richiede un impegno corale da parte di tutti gli attori coinvolti: Governo, imprese, università, centri di ricerca e cittadini. Solo attraverso questa collaborazione fattiva, e una visione strategica condivisa, sarà possibile costruire un futuro in cui l’IA sia un fattore di sviluppo e di progresso per l’intera Nazione.

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