La scrittrice e giornalista del New York Times Kashmir Hill ha recentemente pubblicato un libro sulle IA, ovvero le Intelligenze artificiali, ponendo l’accento sui software utilizzati per il riconoscimento facciale. Il punto di partenza del suo ragionamento è l’azienda Clearview, che ha creato l’applicativo più performante dal punto di vista del riconoscimento, sfruttando però le foto private che gli utenti pubblicano sui loro profili social.



Le IA e soprattutto il riconoscimento facciale, secondo Kashmir Hill, aprirebbero a numerosi dubbi sulla tutela della privacy, dei quali ha parlato in un’intervista rilasciata per il Quotidiano Nazionale. “La questione principale”, spiega subito in apertura parlando delle Intelligenze artificiali in generale, “è dove tracciare la linea di confine“, senza necessariamente lavorare per escludere queste risorse, potenzialmente importanti, dalle equazioni tecnologiche. “Non si deve fermare l’impegno” sulle IA e sul riconoscimento facciale, spiega Kashmir Hill, “perché può essere molto utile di fronte a una registrazione di una camera che coglie un’aggressione”. Di contro, però, il rischio è che si crei, senza le dovute regole, “una situazione distopica, in cui tutti noi giorno e notte siamo seguiti per qualsiasi cosa facciamo“.



Kashmir Hill: “Dobbiamo proteggerci noi da IA e riconoscimento facciale”

Fortunatamente, Kashmir Hill parlando delle IA e del riconoscimento facciale, ritiene che “non si sia persa la consapevolezza sulla privacy, solo che ora con lo sviluppo tecnologico gli effetti sono più profondi e nuovi”. Inoltre, a differenza del passato, è anche vero “che abbiamo contribuito a fare questo” credendo che i social e il web fossero posti sicuri, pur riconoscendo che “sul tema privacy è sempre molto difficile pronosticare come verranno utilizzati dati e immagini che lasciamo online“.



L’unico modo per proteggere la propria privacy dalle IA e dal riconoscimento facciale, secondo Kashimr Hill, è quello di “non postare immagini tue e dei tuoi familiari, rendendo [i propri] profili privati“. In tal senso, inoltre, l’azione dei legislatori, se correttamente applicata, potrebbe avere influenze importanti, ma affinché ciò avvenga “tutti noi [dobbiamo decidere] che non vogliamo essere ripresi o identificati. Bisogna”, invita in chiusura del suo discorso su IA e riconoscimento facciale la scrittrice Kashmir Hill, “cercare di influire per far sì che il legislatore decida di tracciare una linea di confine netta e chi la supera, va sanzionato e anche chiuso, se fosse necessario”.