È un racconto a cuore aperto quello di Enzo Iacchetti, che al Corriere della Sera ripercorre i giorni di paura vissuti quando, nel bel mezzo della pandemia, ha contratto il virus, temendo per la propria vita: “Ho preso due Covid quasi di fila, per la prima volta in vita mia ho creduto di morire. Sono stato malissimo, non ho dormito per intere notti. Per fortuna avevo fatto già tre vaccini. Sono ormai tra i “fragili”, all’epoca avevo quasi 69 anni e forse se non mi fossi vaccinato sarei finito in terapia intensiva”. Il primo lockdown è stato tragico per il conduttore tv: “Io abitavo proprio vicino all’ospedale Niguarda, a Milano e la sirena delle ambulanze era la mia sola compagnia, assieme al mio cagnolino. La prima settimana la presi bene, ma già all’inizio della seconda cominciai ad avere paura”.
Proprio in quei giorni nacque l’idea di raccogliere soldi per regalare un’ambulanza alla Croce Rossa. Tre anni (e più) dopo, quel sogno è diventato realtà: la consegna avverrà domani mattina a Bergamo, alla presenza del sindaco Giorgio Gori e del presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro. Tornando sulla pandemia, l’attore racconta: “Non sapevo come fare a raccontare quello che mi portavo dentro. Era paura per me e per le persone a me care, certo. Ma avevo paura anche per quei poveretti che le ambulanze trasportavano senza sosta. Chissà se questo si salva, pensavo ogni quarto d’ora, quando sentivo la sirena”. Da lì, la decisione: “Ho letteralmente tappezzato casa mia di post-it nei quali scrivevo pensieri tra i più disparati. Di dolore, di speranza, di nostalgia, di illusione. Quando finalmente si riaprirono le porte del mondo li ho raccolti e trascritti in un libro. Che ho scritto e stampato con soldi miei, tramite la mia società”.
Iacchetti: “6mila copie vendute per quasi 95mila euro”
Il libro scritto da Enzo Iacchetti si intitola “Non è un libro” e per quasi tre anni lo ha portato in giro per l’Italia, chiedendo un contributo “dal Piemonte all’Emilia alla Sicilia. Battevo le piazze come un principiante pieno di speranza, andavo dappertutto e chiedevo qualcosa, un euro o venti, non importava. Avevo in testa quell’idea pazza. Ho trovato tanta solidarietà: si sono mosse le associazioni, le cittadine e i cittadini. Risultato: quasi 95mila euro, seimila copie vendute. Io non ho tenuto nulla per me, questo è un dono che arriva dalla gente che mi ha capito”.
I soldi raccolti sono serviti per donare un’ambulanza a Bergamo. “Ho scoperto che non puoi “comprarne” una ma la devi far costruire ex novo. E ho anche scoperto che non puoi regalarla a chi vuoi, per esempio a un paesino sperduto della Val Seriana. L’ambulanza richiede tecnologie raffinate e c’è bisogno di autisti, infermieri e medici specializzati. Mi hanno detto che è meglio donarla a un centro più attrezzato che così può raggiungere anche i piccoli paesi” spiega Enzo al Corriere della Sera. Da lì, dunque, la decisione di donarla proprio a Bergamo.
Iacchetti: “I no vax mi fanno inca**are”
L’ambulanza fatta costruire da Enzo Iacchetti con i soldi raccolti dalle donazioni fatte al suo libro è stata donata alla città di Bergamo. Questo “perché vorrei che nessuno dimenticasse l’immagine delle bare trasportate sui mezzi militari. Perché i no vax mi fanno incazzare, specie quelli che dicono che era tutta una messa in scena. Bergamo è stata una delle città più colpite dalla pandemia al mondo. Lo sa che tanti miei amici se ne sono andati in una settimana? Io mi considero un sopravvissuto” racconta emozionato al Corriere. La scelta di rendere pubblico il gesto, invece, nasce “perché questa volta sono soldi delle migliaia di persone che hanno comprato il libro. A proposito, è un’ambulanza all’avanguardia, è attrezzata per fare interventi chirurgici, tanto per dirne una. Essere utile è bello”.