L’ibernazione ha dei benefici notevoli nell’uomo, tra cui anche una maggiore longevità. A dimostrazione di ciò, come riportato dal Daily Mail, c’è anche il fatto che in base a quanto emerso dall’analisi di alcuni fossili i primitivi andavano in letargo in inverno, proprio come alcune altre specie di animali fanno tuttora. I due processi per i mammiferi sono praticamente identici: gli esemplari, infatti, vanno incontro a un rallentamento dei processi metabolici più o meno intenso. È in questo modo che i nostri antenati sarebbero riusciti a sopravvivere alle temperature più fredde e alla mancanza di cibo.



Uno scenario di questo tipo, in un futuro non troppo lontano, potrebbe ripresentarsi. “Indurre l’ibernazione negli esseri umani può essere più vicino alla scienza che alla finzione”, ha affermato la dottoressa Marina Blanco, autrice di una ricerca condotta dalla Duke University negli Stati Uniti. “Potrebbe aiutarci a sopravvivere alle crisi energetiche – ad esempio, alla mancanza stagionale di cibo – e a far fronte a lesioni gravi evitando danni agli organi e aumentando per cui la longevità”. Un esperimento simile è stato condotto nei lemuri, che grazie a questo processo hanno consumato solo il 2% dell’energia di cui avrebbero bisogno normalmente, e nei ratti, che di per sé non vanno in letargo. Lo stato di torpore non dipende insomma da questioni genetiche, bensì può essere indotto.



Ibernazione uomo ha benefici: no crisi e più longevità, come funziona

L’ibernazione dell’uomo dunque potrebbe diventare realtà, soprattutto con l’obiettivo di portare a benefici notevoli nell’ambito medico. I primi pazienti a sottoporsi a questa pratica potrebbero essere quelli che hanno le funzioni vitali compromesse. “C’è un paradosso in terapia intensiva. Le persone si ammalano gravemente e i loro organi iniziano a cedere, quindi cerchiamo di impedire loro di morire normalizzando le loro funzioni fisiologiche, come la quantità di ossigeno che i polmoni possono assorbire. Ma gli interventi stessi, come quelli coi ventilatori, causano danni. Se potessimo ridurre il bisogno di ossigeno di qualcuno mettendolo in uno stato di ibernazione, allora questo danno potrebbe essere evitato”. In merito, però, ci sono ancora tante ricerche da fare, in quanto il processo porta anche dei potenziali rischi con cui bisogna fare i conti.



Al di là della medicina, a stuzzicare la fantasia della comunità scientifica, poi, c’è la questione relativa ai viaggi nello spazio, tra cui quello su Marte discusso ormai da tempo. Essi comportano per gli astronauti una notevole esposizione alle radiazioni. Anche in questo settore, l’ibernazione potrebbe essere utile, in quanto limita i danni. Sia l’Agenzia spaziale europea (eSA) che la NASA sono seriamente interessate a quest’ambito di ricerca e all’inizio di quest’anno, un’indagine ha suggerito che il letargo umano potrebbe diventare una tecnica spaziale “rivoluzionaria”.