Con la scusa dell’epidemia di Covid-19, le autorità di vari paesi ne approfittano per chiudere o limitare l’attività di chiese e parrocchie. Abbiamo scritto pochi giorni fa del caso di San Francisco dove solo negli ultimi giorni è stato permesso a 50 fedeli per volta di partecipare alle celebrazioni liturgiche. Fino a pochi giorni prima, per mesi, c’era il divieto assoluto di entrare in chiesa, i fedeli potevano seguire la messa solo dall’esterno in un numero massimo di 15 persone. L’arcivescovo della città californiana ha protestato duramente e ha anche guidato una marcia per le strade della città in segno di protesta. Arriva adesso la notizia che nella diocesi di Ibiza e Formentera, nelle isole Balneari spagnole, due chiese sono state chiuse: lo ha stabilito il Dipartimento della salute del governo locale.



CHIESE CHIUSE PER COVID: CAOS A IBIZA

E’ intervenuto l’amministratore apostolico delle isole, monsignor Vicente Ribas Prats che ha denunciato l’accaduto pubblicamente inviando una lettera ai fedeli delle due parrocchie. Una misura sproporzionata e ingiustificata, dice, che porta a interrogarsi sui criteri oggettivi che hanno portato l’ufficiale sanitario regionale a abolire il culto. “Più rifletto e medito sull’oggettività di questa misura, più diventa chiaro che, dopo questa cancellazione, non ci sono assolutamente criteri oggettivi, se non la pura e assoluta arbitrarietà” dice ancora aggiungendo che la libertà religiosa è inclusa nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e nelle costituzioni di tutti i paesi che si dichiarano democratici. E’ stato quindi presentato ricorso alla Camera della Corte superiore di giustizia delle Isole Baleari contro il provvedimento che interessa i luoghi di culto.

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