Gli scienziati di tutto il mondo da tempo sono al lavoro per creare degli ibridi tra uomo ed animale, detti tecnicamente chimere, come le famose creature mitologiche greche (leoni con una testa caprina e code formate da serpenti). Questa, se da un lato potrebbe essere vista come una ricerca fine a se stessa, un puro esercizio di stile, o il piano folle di uno scienziato pazzo che vuole conquistare il mondo, in realtà potrebbe porre fine ad un problema che la sanità mondiale ha da tempo.
Infatti, gli ibridi tra uomo ed animale, se funzionassero correttamente e potessero formarsi fino alla fine, potrebbero fornire organi utili ai trapianti, diminuendo quel 35% di decessi tra le persone in attesa di trapianti che non trovano organi. Tuttavia, vi sono alcuni problemi, specialmente etici, che attualmente sono normati in quasi tutto il mondo e rendono pressoché impossibile la ricerca attiva e costruttiva sugli ibridi tra uomo ed animale. Vi è, infatti, una diffusa preoccupazione che gli animali ibridi possano sviluppare, grazie alle cellule degli esseri umani impiantate, cervelli senzienti che renderebbero difficile definirli propriamente animali, o anche propriamente umani.
Le ricerche e i risultati sugli ibridi uomo-animale
Tuttavia, seppur l’etica sia importante e regoli strettamente lo sviluppo di ibridi uomo-animale, la ricerca scientifica non è stata completamente fermata o proibita. Normativamente, gli embrioni ibridi vanno “uccisi” dopo alcune settimane, con la sola eccezione del Giappone in cui è permesso impiantare quegli embrioni all’interno di uteri animali, permettendo anche la nascita della chimera.
I primi lavori sugli ibridi uomo-animale risalgono al 2003, quando furono mischiate cellule di conigli con quelle di esseri umani. Nel 2017, invece, a Tokyo alcuni ricercatori riuscono a far sviluppare ad alcuni ratti il pancreas dei topi, che venne poi prelevato e trapiantato in topi affetti da diabete, curandoli. Nel 2021, invece, un team della California iniettò 25 cellule staminali umane in embrioni di macaco, riuscendo a farne sopravvivere alcuni, prima di doverli necessariamente “uccidere”. L’ultimo, e forse più impressionante, ibrido uomo-animale risale al 2022 quando in un paziente terminale americano venne impiantato il cuore “modificato” di un maiale, facendolo sopravvivere due mesi.