Un gruppo di ricercatori dell’Università della California a San Francisco e Berkeley è riuscito a restituire la voce ad una vittima di ictus grazie ad un rivoluzionario impianto cerebrale in fase di sperimentazione. La donna, una 30enne americana ex insegnante di matematica, venne colpita al tronco encefalico, rimanendo in un grave stato di paralisi che oggi, dopo anni di terapia, è riuscita parzialmente ad invertire, ma non per quanto riguarda i muscoli dell’apparato fonatorio.



Ma ora, grazie alla nuova tecnologia, la vittima dell’ictus è riuscita a parlare per la prima volta, o meglio, un computer ha parlato al posto suo, utilizzando la sua voce e riportando anche fedelmente le sue espressioni facciali. Infatti, il gruppo di ricercatori è riuscito, tramite un apposito impianto cerebrale non invasivo, a tradurre i segnali che il suo cervello invia, ma che non vengono più recepiti dai muscoli di bocca, lingua e laringe, con l’effetto di non produrre alcun tipo di suono. “Il nostro obiettivo è ripristinare un modo di comunicare completo e incarnato”, ha spiegato Edward Chang, guida del team che ha messo a punto la tecnologia per vittime di ictus, che vada oltre alle attuali interfacce cervello-computer.



Come funziona l’impianto per restituire la parola alle vittime di ictus

Insomma, stando a questa prima fase della sperimentazione sull’impianto destinato alle vittime di ictus, ma in generale anche a tutti coloro che non riescono a comunicare (come i pazienti affetti da SLA), i risultati sono sorprendenti. Infatti, grazie alla nuova tecnologia sviluppata dal team del dottor Chang, si dovrebbe riuscire a decodificare circa 80 parole al minuto, rispetto alle 20 della maggior parte dei sistemi di comunicazione (basati sulla digitazione).

Grazie ad una piccola e sottile pellicola rettangolare dotata di 253 elettrodi, le vittime di ictus potranno trasmettere i segnali cerebrali automaticamente ad un computer esterno, che a sua volta le tradurrà in parole di senso compiuto. Il computer è guidato da una IA, che dopo diverse settimane di addestramento, che può essere implementato anche con video del paziente al fine di riprodurne il timbro vocale, riesce a comprendere perfettamente i vari stimoli cerebrali. Il macchinario, poi, tramite un avatar virtuale, parlerà al posto della vittima di ictus, riproducendo anche fedelmente le sue eventuali espressioni facciali, sempre decodificate dai segnali cerebrali.