Siam tutti dentro un loop che scuote e sganghera! Metti che nel primo trimestre del 2020 il reddito delle famiglie consumatrici diminuisce dell’1,6% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali si riduce del 6,4%, come ha reso noto l’Istat. Aggiungi che il potere d’acquisto delle famiglie risulta diminuito, rispetto al trimestre precedente, dell’1,7% a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi.
Ehi, d’accordo tutto questo, ma c’è pure dell’altro: il 70% di chi lavorava ha mantenuto il lavoro; pure la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, stimata al 12,5%, risulta in aumento di 4,6 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2019. Cavolo + 30 miliardi i risparmi!
Metti pure che, con il lockdown, si sia rotto l’incantesimo della spesa; quella che fa esecrare i sociologi, per dovere d’ufficio scagliati contro quelli “prodighi e men che mai satolli”. Giust’appunto, quell’incantesimo dello spendere, melodiato che so… dalla Ferragni, pagata a suon di 55mila euro a post.
Metti caso che, prima della pandemia, invece che cibarsi si ingrassava, si vestiva alla moda che passava di moda, che per andare da qui a lì si aveva un Suv.
Metti che, chiuso in casa, hai avuto il tempo di pensare prima di ingurgitare quel che trovi in tavola, poi guardi nell’armadio e lo vedi zeppo di cose non messe; magari sogni pure di poter andare a zonzo a piedi. La statistica si impiccia e… “quelli che restano in casa, il 34% degli italiani, dedica molto più tempo alle migliorìe domestiche; un quinto sta sperimentando il fitness virtuale, trovandosi bene, e la metà di loro sceglierà anche in futuro questa modalità, svolgendo gran parte dell’attività fisica da casa”.
Cavolo, talmente lacero l’incanto della spesa da non approfittare neanche nel veder calare l’andamento dei prezzi: secondo quanto stima l’Istat, l’indice dei prezzi al consumo è stato negativo, a luglio, dello 0,3% su base annua e dello 0,1% sul mese. Terzo dato con il segno meno, dopo il -0,2% registrato a giugno e a maggio. Amarus in fundo, l’emergenza Covid ha riportato i consumi ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni. Ecco, appunto, tra il detto, lo sperato o il disperante, l’utilità della spesa sembra farsi marginale.
Tatatà… nell’Economia dei consumi quando questo si mostra, l’utilità marginale della domanda, al contrario, trasale. Quando si giunge al trasalimento, un mercato efficiente deve farne il prezzo.
Massì, il prezzo del valore di quella domanda con cui viene generata la ricchezza; che fa ri-produrre, genera il lavoro, lo remunera, dà sostanza alla crescita e continuità al ciclo economico. Già, vi è più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre.
Bene, per poter uscire a riveder le stelle, questo prezzo dovranno pagarlo tutti quegli agenti produttivi che potranno trarre beneficio dallo stare dentro un ciclo che gira a mille.
Toh, vuoi vedere che la rottura di quell’incanto può esser messa a profitto?