Che cosa c’entra la finanza etica con il coronavirus? Niente. Almeno non con il virus in sé, ma c’entra molto con la ripresa dalla crisi economica che ha scatenato. Da un lato, perché gli investimenti sostenibili e responsabili si dimostrano sempre più capaci di resistere alla crisi e, dall’altro, perché certamente anche grazie alla finanza etica si potrà indirizzare la ripresa verso scelte sostenibili ed eque, in grado di costruire un nuovo modello economico più resiliente a possibili crisi future.



Un’opportunità unica per ragionare su quale modello di finanza post-coronavirus e quale futuro vogliamo costruire. La recessione sarà lunga e dura, a essere colpiti, come sempre, le fasce più deboli che dobbiamo cercare di tutelare nel miglior modo possibile. La ripresa e il cambiamento non possono non passare anche dalla finanza, da un sistema diverso più inclusivo, più aperto e trasparente, al servizio della collettività, dell’economia e delle imprese. Se il sistema finanziario, i mercati, i fondi di investimento diventeranno meno speculativi, più responsabili e sostenibili, gli effetti positivi e virtuosi potranno essere enormi.



L’impatto della crisi epidemica ha messo in evidenza quanto duro sia il colpo inferto dal coronavirus non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale e ambientale. Anche gli attori sociali si sono interrogati e hanno elaborato proposte. Tra questi la Cisl che ha messo a punto un documento “Oltre la pandemia. Decalogo per la ripartenza”, che vuole essere una base per il confronto istituzionale e politico. Tra i punti fondamentali la funzione del sistema bancario e finanziario, per sviluppare un piano complessivo di riforma del sistema e ricondurlo pienamente alla sua utilità sociale, con un modello di sviluppo sostenibile e responsabile, accanto alla modernizzazione del Paese. Di finanza si parla anche nel Manifesto per una nuova Europa unita e solidale.



Una finanza etica che è al centro dell’attenzione e della sua attività da parte di Banca Etica, una realtà attiva già da 20 anni, che si è dimostrata una bella anomalia, un tentativo riuscito di contribuire a costruire un sistema finanziario diverso, per molti versi alternativo a quello attuale. Banca Etica è un progetto di economia e finanza solidale nato dalla iniziativa di vari soggetti sociali tra cui anche la Cisl e Il suo sindacato di categoria la First. Una strada e una scelta che è avvenuta con grande anticipo rispetto ai tempi odierni. E Banca Etica ha dettagliato per questa fase di ripartenza un documento dal titolo “Le proposte della finanza etica per una ripresa economica sana”. Otto punti che riaffermano come la liquidità da sola non possa bastare poiché servono veri interventi di politica monetaria ed economica, che ci parlano della risposta scomposta della finanza alla crisi, di quella delle banche e della finanza etica, l’Action plan sulla finanza sostenibile nell’Ue per promuovere un diverso sistema finanziario.

Oggi vi sono già più banche che hanno deciso di ispirare la loro attività a criteri di Esg (Environmental Social & Governance), quegli elementi usati dal settore finanziario per giudicare la sostenibilità degli investimenti in una valutazione che vada oltre i risultati e i requisiti puramente economici.

Fanno riferimento per esempio all’impatto ambientale parametri come le emissioni di anidride carbonica, l’efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali come l’acqua, l’attenzione al cambiamento climatico e alle biodiversità. In ambito sociale si valutano le condizioni di lavoro nei confronti delle persone, l’attenzione all’uguaglianza e l’inclusione. In ambito di governance le politiche di genere, la remunerazione del management, la presenza nei CdA di consiglieri indipendenti.

Un’etica pragmatica e in ultima analisi una finanza non speculativa che preferisce l’economia reale con un orizzonte di medio lungo periodo. Una finanza non più di nicchia se a livello europeo nel risparmio gestito a fine 2019 si era arrivati a circa 13.000 miliardi di cui 1.700 in Italia con investitori non più solo istituzionali, ma anche una significativa componente retail in forte crescita. Nel quarto trimestre 2019 hanno debuttato 105 nuovi prodotti portando il totale dei nuovi fondi del 2019 a 360. Oggi in Europa ci sono 2.405 fondi sostenibili che utilizzano i criteri Esg come parte fondamentale nel processo di selezione dei titoli e di costruzione del portafoglio impiegando una strategia best in class e di esclusione. Un trend che si è confermato anche nei mesi antecedenti la diffusione del virus e ha resistito decisamente meglio alla crisi del mese di marzo in termini di raccolta e rendimento.

Nel frattempo i gestori patrimoniali hanno anche continuato a convertire i fondi esistenti in offerte Esg, modificando i mandati per fare dell’Esg l’obiettivo primario con il rebranding di molti prodotti. Una strategia usata per dare visibilità agli sforzi di sostenibilità o per ridare nuova linfa a fondi in difficoltà.

Il coronavirus cambierà l’analisi Esg e il 2020 può essere un anno cruciale per le strategie Esg, la combinazione fra meccanismi di mercato con la solidarietà e i comportamenti umani. Una strada è indicata e percorrerla con convinzione permetterà quel cambiamento di paradigma tanto auspicato recuperando il tempo perduto. Andare verso la sostenibilità è un’opportunità avanzata anche dalla Commissione ruropea che ha deciso di orientare le proprie azioni secondo i principi dell’Agenda 2030 – quel piano d’azione approvato da tutti i Paesi del mondo nel 2015, che contiene 17 obiettivi di sviluppo sostenibile come strumento di orientamento per indirizzare politiche e investimenti.

Uno sviluppo sostenibile è possibile, conviene ed è un vantaggio per tutti. Permette di rafforzare politiche di prevenzione, preparazione e protezione e potrà aiutarci, in un futuro pieno di shock, a evitare di rincorrere le emergenze con costi umani economici e sociali altissimi. La finanza è parte integrante di ciò e una finanza sostenibile è una necessità.

Il problema oggi non è più se i prodotti degli asset manager siano Esg o no, ma se le società di gestione adottino con rigore o meno, le regole e principi della finanza etica e sostenibile per diventare motori del cambiamento contribuendo alla ripresa e cambiando modello di sviluppo.

Non mancano idee e strumenti da utilizzare. Oggi più che mai servono visione, conoscenza, volontà politica con una alleanza strategica tra pubblico e privato. Per far ripartire e crescere l’economia e il lavoro, ridurre il rischio di altri choc ambientali e pandemici.

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