Ecco tutti a festeggiar la nuova stagione politica che si prospetta, pure i politici tenuti fuori dal gioco stagionale: bella no? No, non siamo di fronte all’ennesimo irritante paradosso del tempo nostro; paradossale è che si stia solo in mezzo ai fatti.
Bene, era il 14/04/2015, Mario Draghi in un’audizione alla Camera evidenziava, ai politici colà assisi, come non toccasse alla politica monetaria avviare una ripresa strutturale, quanto invece alle riforme strutturali. Trattò, in quel consesso, “di riforme essenziali e assai più importanti per via dell’elevato indebitamento presente in diversi Paesi e per via dell’invecchiamento demografico”. Nella fattispecie chiese crescesse il tasso della produttività del sistema Paese, allora troppo modesto.
Bene, un evo dopo e con i politici confinati, con un “ci vediamo in Parlamento” a dire ‘gnorsì, sembra tocchi a lui, dopo la bisboccia “monetaria” e il suo dire d’allora, far quelle riforme strutturali e metter mano alla questione della produttività. Quella produttività misurata, per esempio, tra chi va già bene vendendo a quei pochi che han di più e chi va già male, vendendo ai più che hanno meno e che, per stare sul mercato, ha bisogno che altri facciano debito.
Dunque, per non menare il can per l’aia, l’esempio dell’automotive: i dipendenti degli stabilimenti italiani della Ferrari riceveranno un premio di competitività, per il 2020, di complessivi 7.500 euro lordi. Per il 2021 si registra già l’inserimento di 50 nuovi addetti nello stabilimento di Maranello, con il passaggio sui due turni del reparto Carrozzeria 8 cilindri previsto tra aprile e maggio.
Pure Stellantis – Fiat + Chrysler + Peugeot + Citroen + DS + Opel – si stringe per provare a migliorarla quella competitività. Tira avanti con le “rottamazioni” fatte con il deficit di pantalone; pure con quelle politiche monetarie che hanno azzerato il costo del denaro che, preso dalle Banche delle stesse case automobilistiche, finanzia a debito l’acquisto al fin di poter fare profitto con il Taeg.
Ecco, a proposito di debito, quello di 240.000 miliardi di dollari che gira per il mondo a fronte di un Pil di 78.000 e che Draghi rammenterà esser pure il costrutto del surrogare l’insufficienza dei redditi, necessari a far la spesa, per generare i due terzi della ricchezza. Surroga fatta da un indomito reflazionismo che, falsando i prezzi per non farli scendere, premia la sovraccapacità strutturale delle tante, troppe, imprese fuori mercato.
Già, eppur proprio lui ebbe a dire: “Servirebbe la creazione di nuove imprese più efficienti, anche tecnologicamente e la riallocazione produttiva delle risorse di imprese esistenti”. Lo prendo in parola: forse intende roba nuova… tipo “Libero Mercato Spa”? Sì, quell’azienda pro-crescita che agisce de facto per tenere in equilibrio produzione e consumo, impiegando al meglio le risorse produttive degli addetti e l’adeguata allocazione delle risorse di reddito per sostenere la crescita e generare ricchezza.
Agenti economici vi agiscono con ruoli integrati per la produzione dell’offerta, la generazione della domanda, del commercio, dell’acquisto, fornendo distinto contributo a quella spesa aggregata che fa la crescita. Azionisti di maggioranza, i consumatori. Sì, quel sacco di gente che dispone dell’unica merce scarsa sul mercato: la domanda. La si organizza, raccoglie e dispone in pacchetti “offerta” da mettere sul mercato. Così, quando la politica monetaria avrà abdicato alla sua inefficacia nel sostenere la domanda, quella domanda varrà ancor di più.
Sì, perché con la pandemia, se sono aumentate le sovraccapacità dei già sovraccapaci, se ne sono pure aggiunti di nuovi: se un albergo dispone di venti stanze e ne occupa solo otto, un ristorante occupa venti tavoli ma ne ha sessanta e una piscina con dieci corsie risulta semivuota, sono cacchi. Questa sovraccapacità costa, eccome, se non viene smaltita costerà ancor di più. Problemi eh?
Distinti, non distanti però. Stanno sulla stessa zattera che può navigare nel web; una bella piattaforma condivisa per consentire lo scambio. Et voilà: un’impresa che, per ridurre i costi della sovraccapacità, acquista quella domanda che si è fatta offerta; i consumatori, rifocillati da cotanta vendita, acquistano e smaltiscono quelle sovraccapacità.
Ci sono imprese che hanno attrezzato business che consentono loro di guadagnare quando i consumatori, con l’acquisto delle loro merci, rifocillano il potere d’acquisto. Altre potranno farlo se il nuovo Governo vorrà defiscalizzare questo nuovo ardore impresario, “fiscalizzando” invece quelle renitenti al nuovo e che vivacchiano con il debito. Sanati gli eccessi, così come i difetti, migliorerà la produttività degli attori economici. Il ciclo potrà ripartire, la crescita pure e lui potrà far bene al nostro bene!
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