Tutelare l’idroelettrico ed evitare che le dighe vadano disperse con gare europee: sono queste due delle proposte avanzate al decreto Energia Bis, all’esame nelle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera. L’obiettivo è quello di rendere possibile il rinnovo delle concessioni idroelettriche senza le gare, come spiega La Verità. Si tratta di una serie di emendamenti che prevedono che “pur salvaguardando condizioni economiche di mercato, le Regioni e le Province autonome” possano “in alternativa a quanto previsto e fermo restando il passaggio in proprietà delle opere, riassegnare direttamente al concessionario scaduto o uscente” le concessioni “per l’uso dei beni acquisiti alla proprietà pubblica, delle acque e della relativa forza idraulica”.
Le Regioni sarebbero tenute a chiedere ai concessionari scaduti o uscenti di presentare loro una proposta tecnico-economica e finanziaria per ciascuna concessione o gruppo di concessioni da riassegnare: si tratta dunque di una sorta di salvagente offerto dalla maggioranza per un settore strategico del Paese. Il ministro Fitto, però, non è della stessa opinione e una settimana fa ha scritto ai capigruppo: avrebbe sottolineato che questi emendamenti “contrastano con le previsioni del Pnrr ed espongono il Paese al rischio non solo di non ottenere il cedere versamento della quinta rata nel Pnrr, ma anche di subire il taglio della stessa per le ragioni di seguito indicate”. Dunque, per non perdere la rata del Pnrr, l’Italia deve trovare un’altra soluzione.
Idroelettrico: un emendamento dà tempo all’Ue
Come spiega ancora La Verità, il ministro Fitto ha ribadito le pressioni fatte in occasione del decreto sulla sovranità energetica. Quale strada prendere, allora? Alla presentazione degli emendamenti al Milleproroghe, ne sarebbero emersi due che potrebbero evitare a Fitto l’eventuale scontro con Bruxelles sull’idroelettrico. Il primo emendamento prevede una proroga basata sui dati dell’emergenza siccità: garantirebbe nell’immediato ai due concessionari scaduti con il primo di gennaio di tornare operativi. L’altro emendamento prevede invece la proroga di un anno per dare il tempo allo Stato di avviare uno studio alle 4.500 dighe e valutare l’acquisizione degli asset più strategici, chiedendo all’Ue di avviare normative valide per tutti i Paesi.
“È importante per l’Italia intervenire sul tema senza mettere in crisi il piano di investimenti nel Pnrr” ha spiegato alla Verità Roberto Zucconi, deputato di Fdi, che combatte per la sovranità energetica. “Al tempo stesso mettendo a terra uno schema che consente all’Italia di mantenere il controllo su una fonte energetica così peculiare, rinnovabile e sicura. Sia dal punto di vista ambientale che delle continuità fondamentale per le imprese”.