Attorno all’idrossiclorochina non si è scatenato solo il dibattito della comunità scientifica, ma una vera e propria battaglia giudiziaria. Il giudice Franco Frattini, presidente della terza sezione del Consiglio di Stato, ha fissato per il 10 dicembre la camera di consiglio in cui si discuterà l’istanza cautelare presentata da diversi medici di base e specialisti contro la decisione dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e del ministero della Salute di sospendere la somministrazione per il trattamento del Covid al di fuori degli studi clinici. L’avvocato Erich Grimaldi, che rappresenta i medici con la collega Valentina Piraino, ha spiegato che i medici ricevono continuamente richiesta da parte di persone che hanno acquistato il farmaco prima del divieto. «Senza un protocollo chiaro e certificato, rischiano imprudenti automedicazioni», le parole riportate dal Messaggero. Nel decreto si legge che il giudice Frattini, pur rigettando il decreto cautelare monocratico, ha ritenuto validi gli argomenti presentati dai medici su cui collegio e Tar della Lazio dovranno eseguire ulteriori approfondimenti.

IDROSSICLOROCHINA, GIUDICE CHIEDE APPROFONDIMENTI

Il giudice fa riferimento a nuove circostanze tra la prima decisione dell’Aifa e quella del 22 luglio, in quanto i medici hanno depositato documentazione scientifica, dati ed elementi positivi tratti “sul campo”, cioè dalla pratica medica prima della sospensione deliberata dall’Agenzia italiana del farmaco. Come riportato dal Messaggero, il Consiglio di Stato precisa anche che ci sono risultati positivi di studi osservazionali, retrospettivi, come quello pubblicato su Lancet il 21 settembre 2020, da cui emerge invece un effetto riduttivo dell’idrossiclorochina sul tasso di mortalità da Covid e l’assenza di un aumento di tossicità cardiaca. Per il giudice serve un «un approfondimento ben più articolato», visto che i cittadini hanno diritto a cure appropriate. L’idrossicolorochina è un farmaco antimalarico della categoria degli antireumatici ed è usato anche nella cura dell’artrite remautoide e del lupus eritematoso sistemico. L’Aifa ne ha sospeso l’autorizzazione nella cura del Covid il 26 maggio scorso, ma si è registrato un aumento dell’acquisto del farmaco da parte di privati, anche per via del suo costo irrisorio.