Nella settimana che culminerà con la cerimonia di consegna degli Oscar, ricordiamo il premio per il miglior film in lingua straniera vinto sessant’anni fa da Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica, che giunse con quella alla sua terza statuetta dorata, avendo già ottenuto il medesimo riconoscimento nel 1948 per Sciuscià e nel 1950 per Ladri di biciclette.
Commedia di costume con malcelati intenti di critica sociale, interpretata dalla coppia Sophia Loren & Marcello Mastroianni e prodotta dal marito dell’attrice Carlo Ponti, il film di De Sica edito in Italia nel dicembre del 1963 si compone di tre episodi.
Nel primo, scritto da Eduardo De Filippo e ispirato alle vicende vere della contrabbandiera napoletana Concetta Muccardi, la venditrice abusiva di sigarette Adelina (Loren) ricorre a una lunga serie di gravidanze al fine di evitare il carcere, che alla fine arriverà lo stesso quando il marito Carmine (Mastroianni) non sarà più in grado di… adempiere i suoi doveri coniugali.
Nel secondo, l’elegante signora milanese Anna (Loren), ricca altolocata, intrattiene un flirt amoroso con il modesto Renzo (Mastroianni), relazione con la quale cerca – invano – di sottrarsi alla noia della sua vita borghese. Un banale contrattempo stradale rivelerà lo scarso valore di tale sbilanciato rapporto.
Nel terzo, la squillo d’alto bordo Mara (Loren), con appartamento in piazza Navona e terrazza a vista Cupolone, fa involontariamente risvegliare i sopiti sensi di un giovane seminarista, nipote dell’anziana dirimpettaia. Quando il ragazzo minaccia di lasciare gli studi teologici, viene convinto dalla stessa Mara, dietro accorata preghiera della nonna (la bravissima caratterista Tina Pica, al suo ultimo film), a non abbandonare la sua vocazione. L’episodio finisce col celebre spogliarello – parziale – della Loren di fronte a un Mastroianni ululante, che interpreta il cliente bolognese della “professionista”.
Sia il secondo che il terzo episodio vennero scritti da Cesare Zavattini, ideologo del neorealismo e storico collaboratore di De Sica, il primo dei quali – quello della ricca milanese – sceneggiato a partire da un racconto di Alberto Moravia.
L’ambientazione degli episodi nelle tre più grandi città italiane, nell’ordine Napoli, Milano e Roma, ovverosia Sud, Nord e Centro, suggerisce in parte le tematiche di critica ad alcuni costumi decaduti della società italiana coeva al film. Intenti che però si perdono nel particolarismo un po’ frammentato del racconto episodico.
Invece il primo segmento, quello ambientato a Napoli con protagonisti dei proletari intenti a cavarsela in circostanze avverse, richiama la felice regia e la narrazione popolana autentica del precedente L’oro di Napoli (1954), cui De Sica stesso si è sempre dichiarato molto affezionato. Film, quest’ultimo, che proponeva un Totò in grande spolvero, nonché una giovane e prorompente Loren nel celebre episodio della pizzaiola che perde un anello nell’impasto delle pizze.
Ieri, oggi, domani conobbe un enorme successo di pubblico, beneficiato in tal senso dall’essere film narrativamente lineare, basato soprattutto sulle grazie della Loren e sulla verve comica di un più che mai ispirato Mastroianni, spalla di notevole misura nei primi due episodi e spassoso nel ruolo del terzo, il cliente bolognese della squillo, vessato dal padre.
Rimane nell’immaginario collettivo la scena dello spogliarello della Loren con cui si conclude il terzo segmento, e il film tutto. Divenuta famosa anche per i più di mille passaggi in tv, anche avulsa dal suo contesto, e parafrasata con molta autoironia dagli stessi protagonisti trent’anni dopo, nel film Pret-a-porter di Robert Altman (1994).
Ieri, oggi, domani, pur non essendo un capolavoro in termini assoluti, ha dato il terzo Oscar a Vittorio De Sica principalmente a motivo della sua struttura in “perfetto stile hollywoodiano”, come ha rilevato un critico dell’epoca. Infatti, il film procede per dati caratteristici della realtà nazionale, immettendo in questi dei personaggi stereotipati, anch’essi caratterizzazioni che incarnano alcuni tratti mediani dell’italianità, proprio quelli che il pubblico statunitense si attende di riscontrare in un film italiano.
In tale contesto l’apporto più originale, mantenuto vivido dalla messa in scena di De Sica, sempre di alto profilo professionale, pare essere quello di Zavattini, soprattutto per il soggetto, originale e a tratti intrigante, del terzo episodio (il naturale contrasto tra sacro e profano è da sempre un argomento interessante).
Il risultato complessivo, però, come già sottolineato, va soprattutto nella direzione di conferire risalto alla sola performance attoriale dei due protagonisti, e il film, in ultima analisi, pare strutturato come lo è al solo scopo di fornire adeguata cornice alla passerella divistica ai medesimi. Esito comunque apprezzabile di per sé, visto che il cinema è anche ammirazione e nimmedesimazione nel divismo espressivo dei grandi attori, come la Loren e il Mastroianni degli anni Sessanta senz’altro erano.
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