IL PRESIDENTE DEL SENATO IGNAZIO LA RUSSA OSPITE DI “BELVE”

Colpo grosso di Francesca Fagnani che per l’approdo di “Belve” per la prima volta in prima serata su Rai 2 (oggi ore 21.15), ottiene il sì come ospite dal Presidente del Senato Ignazio La Russa. L’istrionico volto noto della politica nazionale, già ex Ministro e fondatore di Fratelli d’Italia, ha accettato di sottoporsi alle domande “scomode” della “belva” moglie di Enrico Mentana, ripercorrendo così più di 40 anni di carriera tra politica giovanile, incarichi di Governo e ora più istituzionale.



«Belve sono uomini e donne che giocano all’attacco, hanno successo o sbagliano per colpa loro, non aspettano la gentile concessione di una quota rosa. Mi piace invitare persone che hanno un vissuto straordinario o un carattere definito nella determinazione e nel coraggio. Le persone che invito io hanno queste caratteristiche», spiega Fagnani presentando la nuova versione in prima serata dello storico programma cult di Rai 2. Con La Russa tra aneddoti, spontaneità e pochissima volontà di avere “peli sulla lingua” sarà certamente un incontro “esplosivo” con la giusta carica per dare il via alla nuova stagione di “Belve”.



IGNAZIO LA RUSSA A ‘BELVE’, DALLA POLITICA ALLA TV: “SANREMO MI ANNOIA PERCHÈ…”

Dall’attivismo nel MSI all’approdo in Alleanza Nazionale, passando per la nascita di Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Guido Crosetto fino ai ruoli di Ministro della Difesa nei Governi Berlusconi e, perché no, con i simpatici siparietti costruiti negli anni con Fiorello grazie alla sua fantastica imitazione del politico siciliano: Ignazio La Russa è questo ma molto di più, in grado di spaziare dai temi più attuali della politica – avendo dimostrato in questi primi mesi di non volersi troppo “celare” dietro la carica istituzionale di Presidente del Senato quale rappresenta – fino allo sconfinare su esteri, sport (è uno sfegatato tifoso dell’Inter) e televisione.



Di recente, intervistato dal “Corriere della Sera”, Ignazio La Russa ha dato il suo personale giudizio al Festival di Sanremo specie sul fronte delle tante polemiche “politiche” emerse (da Fedez a Rosa Chemical passando per Mattarella e la liberalizzazione delle droghe): «E’ qualche anno che non seguo il Festival. Troppo lungo, con cantanti che per chi ha la mia età sono sconosciuti, spesso palcoscenico di discorsi su altre cose, più o meno condivise o più o meno scontate. Mi annoio molto, lo confesso». La Russa ha però ammesso di aver gradito la presenza di Mattarella e di Benigni per il monologo sulla Costituzione, nonostante in molti a destra abbiano criticato: «Parlare di Costituzione non è mai sbagliato, se poi quello sia il posto migliore o il discorso sia stato il migliore possibile non tocca a me giudicare. Sicuramente non c’entra nulla Mattarella, che è stato invitato ed è andato e non credo conoscesse nei dettagli tutto quello che si sarebbe detto dal palco». Rispondendo poi alle tante domande sul suo passato in piazza nel movimento neo-fascista del Movimento Sociale Italiano, La Russa sottolinea così il suo pensiero sempre al “CorSera”: «La prima critica corretta al fascismo è proprio su questo, aver coartato e impedito queste libertà. Quelle che oggi la Costituzione garantisce a tutti. Anzi, dico di più. Assieme al primo, l’articolo 21 è anche il mio preferito della Costituzione. Perché a differenza di Benigni, al quale credo nessuno abbia mai impedito di dire quello che pensava come e quando voleva, a noi giovani di destra per anni e anni è stato vietato di esprimerci, nelle scuole, nelle università, nelle piazze. Noi sappiamo che cos’è la censura, la libertà di espressione ce la siamo dovuta guadagnare giorno dopo giorno». Nell’intervista a “Belve” di certo non mancherà un passaggio in cui Fagnani chiederà “conto” del famoso busto del Duce posizionato in casa di La Russa: sempre di recente, il Presidente del Senato si è difeso dicendo «Sono dipinto come quello che ha il busto del Duce: è vero ce l’ho, me lo ha lasciato mio padre, non capisco perché dovrei buttarlo e non lo butterò mai. Così  come conserverei quello di Mao Zedong».