Igor Cassina, oro olimpico alla sbarra nel 2004, è stato intervistato stamane negli studi del programma di Rai Uno, Uno Mattina Estate. “Mia figlia ha fatto ieri 4 mesi, si chiama Eleonora. Dal mio punto di vista siccome amo la vita, sogno sempre, non c’è ancora un aggettivo che identifichi le qualità e il valore di questa bambina, per esprimere la gioia di vivere con questo sorriso, probabilmente lo troverà lei questo aggettivo”.



Igor Cassina ha parlato del suo primo approccio allo sport, quando era solo un bimbo: “Lo sport è il miglior strumento educativo per tutti, io mi sono immerso in un ambiente che mi ha subito affascinato, vedendo atleti più grandi di me che facevano cose che per me erano impensabili. All’età di 6 anni ho detto che le avrei imparate anche io nonostante nessuno credeva nel sottoscritto perchè non avevo i canoni fisici, io ero molto alto e gracilino, fossi stato nell’ex Unione Sovietica il giorno due mi avrebbero mandato a fare un altro sport, devo quindi ringraziare la mia famiglia che mi ha sempre permesso di sognare”. Ma Igor Cassina cosa avrebbe fatto se non fosse stato un ginnasta? “Ci mettiamo anche noi nel far accadere qualcosa ma quel famoso sogno mi ha messo semplicemente nella condizione di seguire la passione, lo sport ha rafforzato valori che erano già in me, non mollare mai è fondamentale”.



IGOR CASSINA E LE SCONFITTE: “RUPPI LA TIBIA E LA CAVIGLIA…”

Igor Cassina ha parlato anche delle sconfitte: “All’età di 10 anni ho rotto la tibia, ho fatto tre interventi, ho una caviglia distrutta e anche per quello mi hanno detto di guardarmi un po’ attorno. Ma la passione mi ha sempre permesso di affrontare e superare le sfide e io sono convinto che il campione nella vita ha un obiettivo, che si impegni al 100 per cento. Lo sport mi ha fatto diventare un uomo migliore al 100%. Lo sport è il miglior strumento per superare e affrontare le sfide”.

In merito al suo famoso movimento: “Ci ho messo 7 anni per realizzarlo, molte volte sono caduto”. In studio anche Carmine Lucchino olimpionico a Monaco del 1972, oggi giudice internazionale di ginnastica artistica: “I ragazzi devono essere lasciati liberi di sfogarsi – dice – e poi in base a qualità e attitudini indirizzarli. La cosa bellissima è vedere nei bambini la voglia di fare. Monaco è stato il mio sogno – ha aggiunto – e sono tornato 50 anni dopo, è stato bellissimo, si ritorna più rigenerati per dare tutto quello che si ha dentro ai ginnasti”.