Ikram Nazih è libera: l’annuncio positivo è giunto nel pomeriggio di oggi, lunedì 23 agosto 2021, e pone fine alla tormentata vicenda che ha visto coinvolta in prima persona la 23enne italo-marocchina che era stata arrestata in Marocco, a Rabat, e condannata per blasfemia a seguito di una vignetta postata su Facebook nel 2019. A comunicare ufficialmente la sua scarcerazione è stato il sottosegretario agli Affari europei, Enzo Amendola, a Marrakech per l’udienza in appello a carico della studentessa fermata il 20 giugno e raggiunta 8 giorni dopo dalla sentenza di condanna aggravata dalla diffusione via social media.



“Nel processo d’appello – ha scritto il sottosegretario – sono state ascoltate le ragioni della difesa e, grazie all’ottima collaborazione istituzionale con le autorità locali, Ikram uscirà di prigione. La nostra connazionale sta bene, a lei e alla sua famiglia vanno i miei migliori auguri”. Parole a cui hanno fatto seguito quella della Farnesina, con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha ringraziato l’ambasciatore italiano in Marocco, Armando Barucco, e il sottosegretario “per l’impegno che hanno dedicato alla causa”.



IKRAM NAZIH LIBERA, AMENDOLA: “GRANDE LAVORO DI SQUADRA”

Una lieta novella, insomma, che pone fine a un incubo, vissuto dalla 23enne sulla propria pelle e che sarà sicuramente difficile da cancellare dalla memoria. Come ha raccontato ancora Amendola, “in queste settimane abbiamo lavorato insieme al nostro ambasciatore a Rabat Armando Barucco, al Consolato e, di concerto, con il ministro Di Maio e la Farnesina. Ad agosto ho seguito il caso personalmente, parlando con le parti interessate e andando a trovare Ikram Nazih nel luogo di detenzione. Continuano i solidi rapporti tra Italia e Marocco, frutto di un partenariato strategico”.



La vicenda della giovane Ikram ha avuto inizio nel 2019, quando ha condiviso su Facebook un post che ironizzava su un versetto del Corano, definendolo “versetto del whiskey”. Una vignetta piuttosto diffusa sui social in quel periodo e che la giovane italo-marocchina, bersagliata sui social e accusata di blasfemia, ha cancellato  poco dopo. Tuttavia, un’associazione religiosa marocchina ha denunciato l’accaduto al Governo locale, che ha condannato dopo anni la giovane al carcere.