Alessandra Kustermann, ostetrica e ginecologa, nonché fondatrice del primo centro antiviolenza italiano nel 1996, lo SVSeD di Milano, ha parlato con Libero dei recenti stupri che hanno scosso l’opinione pubblica italiana, commessi da minorenni, in branco, su coetanee, talvolta indifese a causa di alcool e droghe. Contro questa vera e propria piaga, sostiene l’esperta, andrebbero accentuate “l’informazione e la formazione, a partire dalle scuole”.



La prevenzione degli stupri, insomma, oltre ovviamente a pene severe per i violentatori, ma che secondo Kustermann dovrebbe “cominciare già dall’inizio, addirittura dalla materna e dalle elementari”. In questi casi non si tratterebbe di parlare apertamente di violenza ai bambini, anche perché a 5/6 anni non hanno gli strumenti per comprendere il discorso, “ma di comportamenti di attenzione verso gli altri, della gentilezza, della capacità di tenere a bada la rabbia, del controllo delle emozioni”. Insomma, un punto di partenza per combattere gli stupri, ma che secondo Kustermann andrebbe poi “modificato per la fascia d’età”, arrivando a discorsi sulla violenza propriamente intesa non prima del liceo, momento in cui i ragazzi e le ragazze attraversano la pubertà, con gli effetti che tutti ben conosciamo.



Kustermann: “I giovani sembrano inconsapevoli degli stupri e della violenza”

Secondo la dottoressa Kustermann è ingiusto dire che gli stupri oggi sono più che in passato, ma ritiene invece che “c’è maggiore inconsapevolezza da parte degli autori di questi reati. È come se non si rendessero conto che è un gesto sbagliato”, come nel caso del revenge porn, in cui sembra che molti “ragazzi non abbiamo accortezza di ciò che si può o non si può fare”, un’assurdità, ma che secondo la dottoressa “è un dato di fatto”.

Ad aggravare ulteriormente la questione stupri, secondo la dottoressa Kustermann, c’è anche la questione droghe. “Da circa 10 anni”, spiega, “abbiamo una 90ina di presunte violenze sessuali in cui la donna non ne ha ricordo”, sulle 500 complessive denunciate, per via dell’assunzione “volontaria di alcool o droga o perché le è stata data da colui che voleva approfittare della sua minore capacità di difesa”. Un dato di fatto, che per quanto sia costante nel tempo, secondo la dottoressa in nessun caso dovrebbe far pensare “che le responsabilità degli stupri siano delle ragazze”.