Come andrà il nuovo anno per il settore automotive? La risposta più onesta sarebbe: boh… Ma alcune cose già si sanno e proviamo a elencarle. Altre le vedremo tra qualche giorno, quando si apriranno i portoni del Ces. La manifestazione di Las Vegas è anche lo specchio della confusione che regna nel comparto perché si occupa di elettronica e ha spazzato via i tradizionali eventi automotive come Ginevra o Detroit: i costruttori di automotive non hanno ancora deciso se essere dei produttori di automobili o se il loro prodotto è uno smartphone con quattro ruote e in futuro faranno margini vendendo software, servizi e mobilità cercando di seguire la strada segnata dai Faang.



Insomma, copiano e, intanto, sono ospiti fissi del Ces dove immagino che saranno presentate cose del genere: l’auto che ride alle battute del conducente anche se non le capisce, oppure la “moglie virtuale” ovvero l’auto con un avatar che trova e occupa, virtualmente, un parcheggio prima che il veicolo arrivi. O ancora l’auto che sa meglio del guidatore cos’è meglio e lo porta dove non lui vuole andare, ma in maniera efficiente e sostenibile. Un po’ come l’Unione europea. Al Ces, poi, si parlerà di idrogeno, di “più di mille chilometri di autonomia” in elettrico, di fantastiche batterie allo stato solido. Ma se ne parlerà soltanto, visto che porsi degli obiettivi è lecito, ma raggiungerli è tutta un’altra cosa.



Poi si sa già che quet’anno verranno presentate auto fantastiche a prezzi inarrivabili per i comuni mortali e auto pensate per i comuni mortali che questi ultimi non si potranno, comunque, permettere. Gli uffici marketing delle case automobilistiche racconteranno bugie credibili perché nessuno sa davvero la verità (neanche loro). L’unica cosa che tutti sanno davvero è che dopo gli investimenti fatti, se per caso l’Unione europea cambiasse idea e spostasse più in là l’avvento obbligatorio dell’elettrico, sarebbe un disastro di proporzioni epocali. Mentre i giornalisti faranno finta di credere a quello che dicono gli uffici marketing per interesse o per noia.



Molti di quelli che hanno acquistato un veicolo elettrico torneranno al motore termico e molti che usavano il gasolio per muoversi proveranno l’auto elettrica, ma la maggior parte la noleggerà a lungo termine perché… ccà nisciuno è fesso. Nel frattempo, in Italia nel 2024 rischiamo di avere più colonnine di ricarica pubbliche che auto elettriche in circolazione davvero perché i soldi, pubblici, per realizzare le prime ci sono e quelli, privati, per comprare i veicoli invece no.

Le case automobilistiche spingeranno per cambiare modello di distribuzione con flagship store e i concessionari diventeranno da imprenditori a venditori a percentuale. I prezzi, è inutile dirlo, non scenderanno, ma aumenteranno i margini di guadagno. Le strade dei centri cittadini verranno sempre più vietate ai veicoli con motore termico e in alcuni luoghi come Milano verrà impedita la circolazione anche ai veicoli elettrici.

Sarà poi l’anno dei kit di trasformazione per montare un motore elettrico sui modelli tradizionali, specie iconici. Ha cominciato Renault con la R5, ma è un potenziale mercato e quindi la seguiranno in molti. Perché, poi, dopo aver cercato ricambi originali in Bielorussia o in Camerun, il proprietario di un veicolo d’epoca debba trasformarlo in qualcos’altro, non lo abbiamo capito. Ma la colpa è solo nostra.

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