È stato arrestato nel viterbese il boss della mafia turca Baris Boyun, a capo di una rete criminale sgominata grazie ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 19 persone, quasi tutte di origine turca ma residenti in Italia, Germania e Svizzera. Le accuse ai danni del gruppo sono varie: si parte dall’associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità fino ad arrivare alla banda armata diretta a costituire un’associazione con finalità terroristiche, alla detenzione e porto illegale di armi “micidiali” e di esplosivi e ancora al traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, come spiega l’Ansa. Il provvedimento è stato assunto dal gip Roberto Crepaldi ed eseguito in mattinata da una squadra di poliziotti coordinati dall’antiterrorismo milanese.



Ad agire è stata una task force congiunta di forze dell’ordine italiane e Interpol: all’alba le forze hanno fatto irruzione in un appartamento di Bagnaia, un quartiere di Viterbo, sito in via Cardinal G. Francesco di Gambara. Lì si trovava il boss della mafia turca Boyun, che sarebbe stato trasferito a Milano. Il boss era stato arrestato nell’agosto 2022 a Rimini, dopo un mandato di cattura internazionale emesso nei suoi confronti dal governo turco, e si trovava ai domiciliari: avrebbe continuato a dirigere i traffici nonostante fosse attenzionato. Le accuse nei suoi confronti sono di omicidio, minacce, lesioni, associazione a delinquere e violazione sulla legge sul possesso di armi. L’uomo, dopo l’arresto del 2022 aveva chiesto protezione internazionale all’Italia.



Boyun dirigeva la banda anche dai domiciliari

L’indagine che ha portato all’arresto delle 19 persone vicino Viterbo era partita nell’ottobre del 2023 dopo il fermo di tre componenti dell’organizzazione, trovati in possesso di due pistole clandestine oltre che di munizioni e materiale di propaganda. I tre, secondo gli inquirenti, stavano facendo da scorta a Boyun, che nel frattempo continuava a dirigere la banda mafiosa, prima da un appartamento di Crotone e poi da uno nel viterbese, dove si era trasferito di recente. Le accuse nei confronti dell’uomo sono varie: sarebbe la mente dietro al traffico dei migranti attraverso la rotta Balcanica ma non soltanto.



Secondo gli inquirenti avrebbe anche commissionato un omicidio e organizzato un attentato a una fabbrica di alluminio in Turchia. L’operazione ha visto coinvolta anche la Sezione Investigativa Finanziamento Terrorismo della Guardia di Finanza di Milano. Bruna Albertini, titolare dell’indagine che ha portato all’arresto, ha spiegato: “In Italia si sentiva protetto in quanto il mandato di arresto proveniente dalla Turchia non era stato avallato” dalla magistratura di Bologna. Tra le persone arrestate figurano anche i legali di Boyun, entrambi italiani, come spiega TgCom24.