Il caffè è sempre al centro di numerosi contraddittori fra chi sostiene che faccia bene, e chi invece lo evita quasi come fosse la peste. Dove sta la verità? Probabilmente, come spesso e volentieri avviene in questi casi, al centro, e lo dimostra anche una nuova ricerca sottolineata da Cook del Corriere della Sera, circa l’importanza del caffè per prevenire il morbo di Parkinson. La prima cosa da sapere è che gli scienziati sembrano tutti concordi nell’assegnare alla caffeina uno degli alimenti che compongono appunto il caffè, un ruolo importante nei confronti del cervello.



La stessa, se assunta nelle giuste quantità, permetterebbe infatti di migliorare alcune funzioni cognitive, a cominciare da memoria e concentrazione, ed è per questo che spesso e volentieri lo si beve “per restare svegli” magari in vista di una notte di lavoro o di studi. Inoltre, il famoso chicco marrone ha anche dei benefici su delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer nonché la mattia di Huntington.



CAFFÈ E MORBO DI PARKINSON: 184MILA PERSONE STUDIATE PER 13 ANNI

L’ultima scoperta, come accennato sopra, riguarderebbe le proprietà benefiche del caffè nei confronti del morbo di Parkinson, e la ricerca è stata realizzata dagli scienziati olandesi dell’università di Utrecht, poi pubblicata su Neurology.

Si tratta di un lavoro decisamente importante visto che i ricercatori hanno studiato ben 184mila persone nell’arco di 13 anni, e dallo stesso è emerso che i cosiddetti metaboliti, sostanze che vengono utilizzate nei processi metabolici, sono in grado di contrastare il morbo di cui sopra, oltre ad essere molto utili nel combattere l’ansia e la depressione. Come detto in precedenza, il caffè era già stato associato ad altre proprietà benefiche per la nostra salute, soprattutto se la sua assunzione viene abbinata anche ad attività fisica.



CAFFÈ E MORBO DI PARKINSON: COME AGISCE LA CAFFEINA

Il nuovo studio evidenzia ulteriormente questi risultati, precisando che l’attività più appunto l’assunzione di caffè, migliora i muscoli e potrebbe anche rallentare l’insorgere del morbo di Parkinson, che ricordiamo è una malattia neurodegenerativa che colpisce i muscoli delle braccia e non solo, generando degli spasmi che la persona che ne soffre non riesce a controllare. Il binomio sport-caffè permetterebbe di proteggere in particolare i recettori dell’adenosina, che è quella sostanza che gestisce i neuroni, anche se questo processo, specifica Cook, non è ancora chiaro come avvenga.

Ecco perchè si tratta di uno studio che merita un ulteriore approfondimento, visto che si potrebbe capire come sviluppare dei farmaci contro il Parkinson, estendendo poi il lavoro anche ad altre malattie simile, a cominciare dalla SLA. In attesa di novità in tal senso, la giusta dose di caffè giornaliera è di tre tazzine al giorno, ma chi è ad esempio in gravidanza, o soffre di altre malattie come la pressione alta, ma anche la gastrite, è sempre meglio che prima ne parli con il proprio medico curante.