Più di mille cristiani uccisi e 140mila fuggiti dalle loro case durante l’occupazione del nord dell’Iraq da parte dello Stato Islamico. Cifre che non sarà mai possibile avere esattamente, ma che dicono già abbastanza dell’orrore vissuti per circa quattro anni. E devastazioni incalcolabili: chiese, conventi, edifici religiosi, reliquie, crocifissi, statue della Vergine Maria fatte a pezzi dalla furia islamista. Oggi, lentamente, molti di coloro che erano fuggiti stanno tornando nelle loro abitazioni, circa il 45% di chi se ne era andato, riporta il sito Aleteia e si ricostruiscono anche molte delle chiese saccheggiate. In questo quadro tanti episodi miracolosi, come il calice forato da un proiettile che però è rimasto interno.
IL SANGUE VERSATO DI GESU’
Quella scheggiatura che ne ha devastato una parte, ma che non lo ha distrutto, sembra proprio il simbolo del martirio subito, ma anche della presenza di Cristo in quei momenti terribili. Si trova nella chiesa di Qarakosh. Gli islamisti usavano paramenti e oggetti sacri come bersagli per allenarsi. Quel calice, che ha contenuto il sangue di Gesù, è stato trafitto, proprio come il Cristo, da una lancia nel fianco. Ha versato il suo sangue, anche in Iraq, vicino al suo popolo perseguitato. Lo scorso 23 novembre è stato portato negli Stati Uniti come testimonianza visiva, a Washington D.c: i cattolici hanno potuto inginocchiarsi pregando per i martiri cristiani. Il servizio dei Vespri, intitolato A Night of Witness (Una Notte di Testimonianza), è stato sponsorizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre e si è svolto nel Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington.