Molti dei film che vengono trasmessi in Tv traggono ispirazione da un libro omonimo e rappresentano un’occasione per chi li ha letti per approfondire ulteriormente la vicenda raccontata, oltre che di immedesimarsi con gli attori. Tra gli esempi di questo tipo c’è “Il caso Collini“. diretto da Marco Kreuzpaitner e tratto dall’omonimo bestseller di Ferdinand von Schirach.



A vestire i panni del protagonista, Fabrizio Collini, c’è uno degli attori italiani più apprezzati all’estero, Franco Nero, che finisce in carcere con l’accusa di avere ucciso Hans Meyer. Lo scrittore ha deciso di ispirarsi a una storia che lui ha avuto modo di conoscere da vicino perché vissuta dal nonno, che era a capo della gioventù hitleriana.



“Il caso Collini” è una storia vera: un racconto che tocca gli telespettatori

Fabrizio Collini finisce in carcere quando era ormai in pensione con un’accusa davvero pesantissima, quella di avere ucciso Hans Meyer, industriale 85eenne, apparentemente senza motivo. Il legale che ha il compito di difenderlo è Caspar Leinen, deve affrontare un compito davvero difficile: non sa infatti come dimostrare l’innocenza del suo assistito, ma sarà proprio il suo lavoro di indagine che permetterà di mettere in evidenza un episodio oscuro della storia italiana, avvenuto durante la seconda guerra mondiale. Questo permetterà di individuare il movente. Collini sparato per quattro volte alla testa di Meyer, per poi calpestarlo, al punto tale da provocare la rottura della sua scarpa.



Grazie alla sua opera lo scrittore aveva voluto raccontare quanto accaduto a suo nonno, Baldur von Schirach, che era a capo della gioventù hitleriana. In occasione del processo di Norimberga l’uomo è stato condannato a 20 anni di carcere per crimini contro l’umanità. Il testo è servito all’autore anche per provare a mettersi alle spalle quello che i tedeschi chiamano “vergangenheitsbewältigung“, ovvero il senso di colpa fortissimo provato dalle generazioni successive.