Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro quando si parla di A.I. (Artificial Intelligence)? Aiuterà l’uomo o lo sostituirà? Creerà nuove opportunità di lavoro o brucerà a terra migliaia di professionalità oggi esistenti?

Come sempre la verità sta nel mezzo. Sicuramente ci sono professioni destinate a scomparire in toto, ma la maggior parte dei lavori di oggi saranno riqualificati grazie a processi informatici in grado di gestire su base analitica una serie di informazioni fornendo soluzioni in tempi e costi contenuti.



Piaccia o no questo è ciò che accadrà, quindi cerchiamo di capire cosa poter fare per ottenere dal futuro le migliori opportunità in grado di favorire la piena e completa realizzazione dell’essere umano oggi limitato nelle proprie espressioni professionali.

Un commercialista, ad esempio, sa che il tempo libero, tranne in pochissimi casi, è un lusso dimenticato perché il mondo della normativa è in tale costante evoluzione (o devoluzione per come la vedo io) da imporre costanti e continui aggiornamenti dei processi di lavoro. Così gli avvocati che si vedono costretti a investire il proprio tempo in affannose ricerche, magari per fornire una semplice consulenza molto spesso difficile persino da quantificare in parcella, peraltro sempre più difficile da esigere.



Così molte altre professioni saranno compenetrate dalle attività di processori ad altissima efficienza in grado fornire risposte qualificate basandosi sulla profilazione dei dati forniti, e saranno sempre più attendibili quanto più numerosi saranno i processi fornititi per essere valutati.

Autoapprendimento è la parola d’ordine alla base degli algoritmi di oggi che sempre più nel futuro saranno impegnati in processi di valutazione e quindi stima. Nuove opportunità per chi sa guardare al futuro analizzando ciò che accade oggi.

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