L’Organizzazione mondiale della sanità da una parte e l’Inghilterra dall’altra. Mentre per i primi è meglio lanciare allarmi, criminalizzare e vietare, per la Gran Bretagna parlano i numeri. L’Oms dice due dosi di vaccino per avere oltre 90% di copertura e Boris Johnson fa la prima iniezione a tutti, o quasi, gli abitanti e, visto il crollo dei contagiati e dei morti, riapre bar e ristoranti. L’Oms spiega che le sigarette elettroniche fanno male e la Public Health England (Phe, l’agenzia di consulenza e ricerca del Dipartimento della sanità e dell’assistenza sociale del governo britannico) mette in fila le cifre e dice il contrario.
Ecco le cifre del suo settimo rapporto sul “fumo elettronico”, elaborato da ricercatori del King’s College di Londra e basato sulla revisione di tutta la documentazione scientifica prodotta sulle e-cig. Le sigarette elettroniche sono del 95% meno dannose rispetto al fumo e nel 2020 in Inghilterra continuano a rappresentare lo strumento più diffuso tra i fumatori che cercano di smettere (27,2%). Coloro che utilizzano un prodotto per lo svapo come supporto nel tentativo di smettere di fumare hanno percentuali di successo tra le più alte (tra il 59,7% e il 74% nel 2019-20).
Secondo il professor John Newton, direttore Health Improvement del Phe, «il fumo è ancora la principale causa prevedibile di morte prematura e malattie, che ha ucciso quasi 75.000 persone in Inghilterra nel 2019». «La cosa migliore», aggiunge Newton, «che un fumatore può fare è smettere di fumare completamente, e le prove dimostrano che lo svapo è uno degli aiuti per smettere più efficaci disponibili, dal momento che aiuta circa 50.000 fumatori l’anno a smettere. Migliaia di altre persone avrebbero potuto smettere, se non fosse per i timori infondati sulla sicurezza delle sigarette elettroniche. L’evidenza, chiara da tempo, è che sebbene non siano prive di rischi, le sigarette elettroniche sono molto meno dannose del fumo. A tutti coloro che fumano, in particolare a coloro che hanno già provato altri metodi, consigliamo vivamente di provare a svapare e smettere di fumare».
Sempre secondo la Public Health England, il 38% dei fumatori nel 2020 credeva che lo svapo fosse dannoso quanto il fumo e il 15% credeva che lo svapo fosse addirittura più dannoso. Un dato che non è assolutamente in linea con le valutazioni degli esperti nel Regno Unito e negli Stati Uniti che concludono che l’uso di prodotti per lo svapo di nicotina regolamentati è molto meno dannoso del fumo, ma che può rappresentare un problema per la salute. «Ciò che preoccupa», spiega, infatti, la professoressa Ann McNeill, esperta in dipendenza da tabacco al King’s College di Londra e principale autrice del rapporto, «è che i fumatori, in particolare quelli appartenenti a gruppi svantaggiati, credono erroneamente e sempre più spesso che lo svapo sia dannoso quanto il fumo. Questo non è vero e significa che meno fumatori provano a svapare. L’obiettivo per il 2030 è rendere l’Inghilterra libera dal fumo. Lo sviluppo di un nuovo piano per il controllo del tabacco e la revisione di quest’anno del Regolamento 2016 sul tabacco e sui prodotti correlati è un’opportunità per garantire che le normative sullo svapo siano appropriate e aiutino i fumatori a smettere senza attirare persone che non hanno mai fumato».
L’ente britannico è un convinto sostenitore di un approccio al fumo incentrato sul principio di riduzione del danno, che prevede l’adozione delle sigarette elettroniche come strumento fondamentale per la lotta al fumo convenzionale e ha stimato che ogni anno, in Inghilterra, oltre 50.000 fumatori che altrimenti continuerebbero a fumare sigarette abbandonano il fumo con l’ausilio delle sigarette elettroniche. Quello che vale per le sigarette elettroniche vale anche per i vaccini: essere coperti con il 50% o 60% delle probabilità e meglio che non esserlo affatto. È una forma di riduzione del danno anche questa: i bar, i ristoranti e i negozi inglesi aperti sono lì a dimostrarlo.
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