Il settore fiere si sta organizzando per ripartire. Se ne parla poco, ma le fiere in Italia generano un giro d’affari da 60 miliardi e il 50% dell’export per le imprese che vi partecipano. Un comparto fondamentale in un paese come il nostro, formato per la stragrande maggioranza di piccole e medie imprese votate all’export.
Ne abbiamo parlato con Antonio Intiglietta, presidente di Ge.Fi, che ogni anno organizza “L’Artigiano in Fiera” a Rho-Pero (3mila espositori da tutto il mondo, oltre 1 milione di visitatori nell’edizione 2019, la 24esima), e vicepresidente della Camera di commercio italo-cinese. Intiglietta critica duramente il governo, che ha lasciato alle Regioni la competenza sulla programmazione delle fiere, ma che continua a prendere tempo, e a dunque a non decidere, in tema di emergenza sanitaria, fiere comprese. “Questa comunicazione errata sta causando danni economici enormi” spiega il presidente di Ge.Fi. “È un’indecisione dannossisima per un settore che ha bisogno di organizzarsi con largo anticipo. Intanto – dice Intiglietta – “mentre il governo si mostra indeciso, i nostri imprenditori fanno la fila per andare alla fiera di Shanghai, che si terrà regolarmente a ottobre-novembre”.
Il Governo ha rinviato al 9 agosto la decisione sull’apertura delle fiere. Come commenta?
Il governo potrebbe tornare giustamente su questa decisione se ci fosse un grave rialzo dei contagi. Quello che io critico, invece, è che in questa fase il governo dice di volerci ancora pensare, ma ha già dato la libertà alle Regioni di decidere sulle fiere da un mese. Deve smetterla di dire di voler ancora decidere, perché questa comunicazione ci crea un danno enorme. Come è già successo.
Quando?
Nel Dpcm del 14 luglio scorso il governo si è mostrato indeciso sul futuro delle fiere e l’incertezza continua. Gli addetti del settore si stavano già muovendo per ottenere adesioni, ma l’annuncio del governo ha creato il caos e le ha bloccate. La bulimia comunicativa del governo sta creando danni enormi: non può dire che ad agosto si ridiscuterà sulla possibilità di fare le fiere, quando ha dato da un mese la delega alle Regioni, che le stanno programmando e stanno facendo bene il loro lavoro.
A che punto siamo?
La Fiera del Levante si fa, la fiera internazionale del turismo a Rimini si fa, Fieracavalli a Verona si fa. Tantissime altre realtà italiane si stanno muovendo. Ma è impossibile organizzare fiere a settembre se si rimane in forse fino ad agosto.
Il Governo non comprende l’importanza del settore?
Come si possono equiparare le fiere ad attività ricreative come le discoteche? Rispetto queste ultime, ma sono due cose completamente diverse. Il Governo dimentica che ogni fiera ha una ricaduta sull’indotto che vale dalle 10 alle 15 volte il fatturato della fiera stessa. Soldi che fanno la ricchezza del territorio: vanno in hotel, ristoranti, servizi pubblici e privati. Per il Salone del Mobile a Milano è tutto prenotato dal Canton Ticino all’Emilia-Romagna. Ma lo sa cosa mi fa più arrabbiare?
Ci dica.
Che intanto i centri commerciali sono riaperti da maggio.
Ma centri commerciali e fiere hanno dimensioni equiparabili?
Sì, hanno le stesse dimensioni medie di un’attività fieristica. Il centro commerciale di Arese ospita ogni giorno dalle 25mila alle 40mila persone.
All’estero che cosa si è deciso sulle fiere?
Stanno ripartendo ovunque. Le faccio un esempio: la grande fiera di Shanghai, voluta da Xi Jinping tre anni fa, che si tiene tra ottobre e novembre è stata confermata, e sta già ottenendo adesioni in tutto il mondo.
Senza alcun timore di recarsi in Cina?
Al ministero degli Esteri c’è la coda delle imprese italiane per partecipare alla prossima fiera di Shanghai, e glielo dico da vicepresidente della Camera di commercio italo-cinese. La gente non è stupida: sa che deve essere vigile e attenta, ma vuole ricominciare. Ma non parlo solo della Cina, in tutto il mondo le fiere stanno riprendendo.
Anche in Europa?
In Germania le fiere autunnali sono già tutte programmate. Stessa cosa in Francia, dove a ottobre si terrà la fiera di Marsiglia, con una forte presenza di aziende italiane. Quest’anno noi non avremo i cinesi, le cui delegazioni non possono uscire dalla Cina. Fanno eventi e ospitano chi arriva, ma non mandano le loro imprese all’estero.
Dunque il settore sta riprendendo ovunque.
Sì, con fiere magari più piccole, ma si ricomincia ed è giusto che sia così. Anche perché raggiungere mete all’estero resterà un problema per tutti. Mi fa arrabbiare che si stiano muovendo nazioni che al momento hanno una situazione di contagi ben peggiore della nostra.
Cosa pensa del credito d’imposta previsto dal governo nel decreto Rilancio, che ha stanziato 30 milioni per la mancata partecipazione alle fiere?
Il credito d’imposta serve per un’attività in utile: l’opposto della realtà delle piccole-medie imprese. Ci stanno prendendo in giro, non ci servono soldi per pagare le tasse, ma per restare in vita. Il credito d’imposta è come la regina di Francia che pensa di far mangiare il popolo dandogli brioches.
Cosa dovrebbe fare il governo?
Dovrebbe dare liquidità in anticipo per partecipare alle fiere, creare le condizioni per riprenderci. E invece ha previsto il credito d’imposta, che serve solo per le grandi imprese, le sole di cui si è preoccupato. Ha previsto operazioni enormi per sostenere imprese con sede fiscale in altri paesi, mentre il 97% della nostra economia vive di piccole e micro imprese che ricevono attenzione solo dai sistemi locali e regionali, nella sostanziale indifferenza della politica nazionale.
La Fiera dell’artigianato quest’anno si terrà normalmente?
Sì, si farà. Sarà una presenza importante, la organizzeremo al meglio, ma ne parleremo al momento opportuno.
(Lucio Valentini)