Quella di Paolo il pescatore è una storia a lieto fine. La raccontano Ilaria De Bernardis e Marco Santarelli nel libro “La casa dei pesci” per i tipi di Palombi Editori. Ed è un esempio di come passione, coraggio e perseveranza possano avere la meglio su arroganza, ignoranza e una certa forma di avidità.



Il racconto riguarda il mare della Toscana prospiciente la Maremma e ha per epicentro Talamone dove Paolo Fanciulli – il Pescatore – nasce e opera prima da bracconiere e poi, seguendo un incredibile percorso di maturazione, come difensore dell’ambiente terrestre e marino e dei suoi abitanti naturali.



La storia finisce bene, ma poteva avere tutt’altro epilogo. E quando il protagonista decide di denunciare lo stupro dei fondali perpetrato dalle reti a strascico che tutto distruggono pur di assicurarsi un facile e abbondante bottino deve vedersela con armatori spietati diventando bersaglio di feroci ritorsioni.

Tutto inizia circa quarant’anni fa, quando la coscienza ambientalista era lontana da venire e anche le forze dell’ordine che avrebbero dovuto far rispettare le leggi preferivano chiudere un occhio piuttosto che perseguire chi si procurava il pescato violentando regole flora e fauna di un paradiso terrestre.



La regolare spoliazione delle praterie di posidonia e di tutti gli ospiti acquatici che le frequentano avrebbe in breve tempo trasformato un tratto di costa ricco e variegato come pochi in Italia e nel mondo in un vero e proprio deserto finendo con il privare dell’oggetto del desiderio anche i pirati autori del disastro.

Niente più orate, spigole, polpi, aragoste e ogni altro ben di Dio. Niente per nessuno: per gli ingordi pescatori seriali e per i piccoli pescatori artigianali per i quali il rispetto dell’ambiente è parte integrante di una cultura che affonda le radici nella saggezza dell’uomo che non distrugge ciò che gli dà da vivere.

Leggendo le belle pagine del volume – i proventi della cui vendita saranno devoluti al buon fine dell’iniziativa – si va con la memoria alla sfortunata sorte del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso a colpi di pistola ormai più di dieci anni fa per la strenua difesa del suo territorio da un’altra grave piaga.

Anche in questo caso interessi contrastanti con quelli di chi professava aperto amore per la propria piccola patria avevano messo nel mirino di gente senza scrupoli chi non si adattava allo spirito collusivo dominante facendo da barriera al crimine. La solitudine di quel giusto ne avrebbe decretato la fine.

Paolo il Pescatore può invece gioire se oggi corona il suo sogno a beneficio di un’intera comunità. Superato l’isolamento dell’inizio riesce a coinvolgere personalità istituzioni e media che si schierano dalla sua parte ribaltando i rapporti di forza. Le sue intuizioni diventano così progetti realizzati.

Inventa il pescaturismo (un fenomeno analogo al più famoso agriturismo) e l’ittiturismo. Dissemina di dissuasori lo specchio di mare su cui si affaccia l’Argentario e fonda la Casa dei pesci realizzando un vero e proprio museo subacqueo attraverso l’installazione di enormi sculture di marmo.

Lo aiutano il proprietario di una cava storica che gli regala cento blocchi di pietra e artisti di tutto il mondo che gareggiano nel dare al nobile materiale forme artistiche che fanno compagnia alle creature del mare e si confondono con loro creando un nuovo e suggestivo ecosistema.

Come ogni riassunto, anche questo lascia molti spazi da riempire. Ma la condivisione dell’esperienza vissuta e narrata di un ritrovato Davide che sconfigge il suo Golia insegna che vale sempre la pena servire una buona causa e che la soluzione di molti problemi sta nella nostra capacità di affrontarli. 

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