Il nostro Paese in questi anni è fortemente impegnato per poter utilizzare i fondi europei messi a disposizione con il Pnrr. Un grande sforzo e una grande opportunità che ha messo alla prova le amministrazione centrali e periferiche facendo emergere uno spaccato di Paese che va letto adeguatamente per poter comprendere i punti di forza che vanno sviluppati e le fragilità che vanno corrette.
Se da una parte abbiamo visto delle eccellenze in grado di esprimere capacità progettuali e di project management all’altezza della sfida, dall’altra, partendo dai territori, sono visibili criticità strutturali che vanno assolutamente affrontate se non si vuole sempre più assistere a un processo di crescenti squilibri territoriali. Il termine che più descrive emotivamente la situazione creata dall’attuazione del Pnrr è quello della ” rincorsa”, in quanto la difficoltà più riscontrata è stata quella della mancanza di progettazioni pronte “da spendere”.
Le cronache di molti territori sono piene di lamentazioni riguardo alle deficienze infrastrutturali, ma in occasione della situazione creatasi con il Pnrr si è vista chiaramente l’assenza storica di una responsabilità delle amministrazioni di alcuni territori che, al di là di sterili esternazioni sulla stampa, non sono riusciti a produrre i necessari atti propedeutici come studi di fattibilità e progettazioni necessarie per una seria interlocuzione con gli enti sovraordinati come Ministero, RFI, Autostrade, ecc. Pertanto in occasione del Pnrr alcune grandi progettualità non è stato possibile attivarle essenzialmente per questa grave deficienza delle rappresentanze dei territori ove alla fine è prevalso solo il criterio di brandire il risultato derivante dal coinvolgimento oggettivo in progettazioni nazionali ove spesso non è stato svolto alcun ruolo propositivo.
Le progettualità più grandi che esulano il singolo municipio presuppongono la sussistenza nelle comunità locali di una cultura dello sviluppo territoriale che necessariamente deve essere di area vasta e qui si è evidenziata a livello locale la difficoltà derivante anche da una cultura del civismo municipalista chiusa in se stessa, incompatibile con una cultura dello sviluppo territoriale necessariamente integrata e interconnessa a livello territoriale. Il civismo è stata una risposta a livello locale alla crisi dei partiti tradizionali che ha permesso a molte persone di continuare ad avere un rapporto positivo con la politica, ma diviene un grande limite quando si riduce a una visione municipalista che a livello territoriale inevitabilmente crea spaccature e contrapposizioni, non riuscendo ad attivare processi di coprogettazione integrati.
Da questo punto di vista con il Pnrr si è inoltre accentuata non solo la differenza tra Comuni ben gestiti e altri non efficienti, ma, essendo basato sulla capacità dei Comuni di esprimere delle progettualità, ha amplificato il divario tra i Comuni più strutturati per le dimensioni e i piccoli Comuni non in grado di gestire servizi di progettazione interna, il tutto aggravato dall’assenza di amministrazioni intermedie sovracomunali. Con il Pnrr sui territori si osserva una decisa polarizzazione in corso tra Comunità territoriali che esprimono una cultura dello sviluppo territoriale in grado pertanto di trovare uno spazio adeguato nella selezione degli investimenti con relative fonti di finanziamento e quelle che, invece, non riuscendo a esprimerla sono interessate da una crescente tensione tra piccoli e grandi comuni per gestire le poche risorse che arrivano e dall’incapacità di trovare una coesione propositiva.
In una cultura dello sviluppo territoriale si comprende inoltre che il soggetto centrale non è l’amministrazione comunale, ma la Comunità territoriale composta dalle amministrazione comunali, dal Terzo settore, dai corpi intermedi reali che non hanno un rapporto consociativo con la politica. Sui territori si vede in azione un nuovo ruolo della Comunità che insieme dibatte sul futuro del proprio territorio facendo emergere bisogni e proposte sino ad arrivare a una coprogettazione di interventi in una visione dello sviluppo territoriale, sussidiario e sostenibile, in cui la Comunità territoriale torna a essere protagonista del proprio sviluppo.
Comunità territoriali di questo tipo sono i veri partner delle amministrazioni regionali per compiere le linee di sviluppo regionale condivise. Per questo il bisogno più urgente sui territori, a esito di questa esperienza avuta con il Pnrr, appare quello di investire sulla formazione di una nuova classe dirigente in cui la cultura e gli strumenti dello sviluppo territoriale siano acquisiti e poi esercitati per lo sviluppo futuro dei territori.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI