Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, affermando che “i manganelli contro i ragazzi rappresentano un fallimento”. Il passo appare poco rituale: al Capo dello Stato la Costituzione non assegna – in linea generale – la prerogativa di discutere direttamente con singoli ministri di singoli affari correnti (analogamente, pochi giorni fa, non era certamente col Quirinale che il presidente di Stellantis, John Elkann, poteva lagnarsi del no del governo italiano a nuovi incentivi pubblici al gruppo francese). Sembra poter reggere fino a un certo punto la motivazione implicita della trasferta a Kiev della premier Giorgia Meloni, che in una Repubblica parlamentare mantiene invece la responsabilità ultima di ogni atto di governo. E ce l’ha verso il Parlamento, non verso il Quirinale.
L’intervento di Mattarella, nondimeno, sembra riproporre a maggior ragione gli interrogativi di merito posti per Schlein (del cui partito il Capo dello Stato è del resto espressione). Meno di un mese fa, celebrando la Giornata della Memoria, Mattarella era tornato a denunciare “lo sterminio degli ebrei come il più abominevole dei crimini”. Gli studenti di Pisa – come decine di migliaia in tutto l’Occidente – hanno invece duramente contestato i modi con cui lo Stato ebraico sta rispondendo al sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre. Secondo il governo di Gerusalemme – ma anche secondo la maggioranza delle comunità ebraiche, compresa quella italiana – chi contesta il “sionismo” (che incorpora per intero la difesa della sicurezza dello Stato ebraico) si macchia automaticamente del crimine di “antisemitismo”: esattamente quello condannato di nuovo in via assoluta dal Capo dello Stato italiano (che ha nominato Liliana Segre come sua unica senatrice a vita finora).
Al di là dei ruoli istituzionali (da cui tuttavia non si può mai prescindere in una democrazia costituzionale), se Mattarella è solidale con i palestinesi dei Territori – non solo per il loro dramma umanitario, ma anche per le loro aspettative e pretese di popolo senza Stato – sarebbe opportuno lo dicesse apertamente. Come ha fatto il cantante Ghali a Sanremo (sui canali della Tv di Stato). Il quale, tuttavia, ha dovuto incassare dalla stessa Tv di Stato una pronta sconfessione di fronte alle dure proteste dell’ambasciata israeliana (e si deve supporre anche della comunità ebraica nazionale).
Con tutto questo i poliziotti “pasoliniani” di Pisa c’entrano poco o nulla. Forse c’entrano di più gli studenti: verso i quali tutti corrono a solidarizzare per le manganellate, nessuno tuttavia per le ragioni della loro manifestazione. Fra Ghali e Mara Venier, intanto, gli italiani continuano a chiedersi da che parte sta lo Stato italiano (ma in particolare il Pd) in Medio Oriente.
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