Da qualche giorno, su pagine e siti culturali c’è una polemica inutile: quella sulla multimedial symphonic experience, un temine che ingloba forme di espressione musicali molto differenti – dai concerti alla play station (ossia adattando brani della grande classica del settecento e dell’ottocento alla strumentazione di adolescenti e anche bambini dell’era della net economy) alla musica per video games e altra strumentazione.
Non si tratta di una novità. Circa una decina di anni fa, questa testata ha esaminato come al Teatro Flaiano di Roma, la ‘Piccola Lirica’ presentava opere del grande repertorio (“Tosca”, “Butterfly”, etc,) in versioni ridotte (in modo che lo spettacolo non durasse più di 90 minuti e consentisse di andare a cena) in cui l’orchestra era sostituita da una console in grado di riprodurre i suoni di trenta strumenti. La ‘Piccola Lirica’ ha operato per diversi anni ed è stato un modo per avvicinare i giovani all’opera.
Già nell’immediato dopoguerra, compositori del rango di Benjamin Britten producevano versioni ridotte dei loro lavori (si pensi al Billy Budd in cui la grande orchestra è sostituita da due pianoforti) pensando ad una società dove ci fossero meno risorse per le arti sceniche. Jonathan Dove, compositore scomparso da alcuni anni, si era specializzato in questa linea di attività facendo uso anche di elettronica.
Abbiamo più volte parlato dei lavori di Tan Dum (musicista cinese che risiede negli Usa dove ha avuto un premio oscar) che utilizza quasi unicamente acqua e pale per fare musica anche di lavori di grande spessore. Abbiamo anche recensito EMUFEST, i festival internazionali di elettronica ed elettroacustica che si tengono ogni anno a Roma presso l’Accademia di Santa Cecilia. L’Italia ha una grande esperienza in materia, in buona parte grazie alle attività della Associazione Nuova Consonanza e di compositori come Franco Evangelisti.
La tappa a Milano di Assassin’s Creed e i concerti di musica elettronica con la play station alla Royal Albert Hall, e numerosi altri esempi, devono essere visti e letti in questo contesto. Sono esempi, dei tanti che si possono portare, in cui la console – strumento principe della musica elettronica – viene utilizzata (come nella già citata ‘Piccola Lirica’) alla sua espressione divulgativa, utilizzando saggiamente il suo potenziale.
A mio avviso, si tratta di attività utili sia per ridurre i costi sia per avvicinare il pubblico giovane.