In un tempo segnato dal lamento collettivo e da una sorta di generale “imbarbarimento”, fa piacere trovarsi in situazioni dove a prevalere non sono rabbia e cinismo, ma piuttosto un sentimento di stupefatta gratitudine verso chi, oltre a fornirti un servizio, te lo offre con indubbia professionalità e senza fartelo pesare.



Di chi stiamo parlando, vi chiederete? Forse di un paese dislocato nel nord Europa dove tutto funziona al meglio e l’efficienza la fa da padrona, senza però meravigliare nessuno perché da quelle parti è assolutamente normale che il terziario avanzato fornisca ai propri cittadini servizi ben organizzati a costi ragionevoli?



Niente di tutto questo. La “location” a cui mi riferisco è semplicemente uno degli Atm Point dislocati presso gli snodi più battuti delle linee rossa e verde della metropolitana milanese.

Breve inciso: a nessuno sarà sfuggito l’acceso dibattito intercorso tra il Comune del capoluogo lombardo e i suoi cittadini circa la scelta, quanto mai impopolare, di aumentare il costo del biglietto per il transito sui mezzi pubblici passato, durante l’estate (15 luglio 2019), da un euro e cinquanta a due euro. Si è trattato di una scelta sofferta, ma – a detta dell’amministrazione – non procrastinabile… Persino il sindaco si è scomodato, con una lettera indirizzata a ciascun residente, per motivare nel dettaglio le ragioni di questo aumento. 



D’altra parte si sa: i milanesi, da sempre, sono maestri nel trasformare i vincoli in opportunità, e anche questa volta pare ci siano riusciti. Non per niente il capoluogo lombardo ha di recente confermato la sua leadership classificandosi, per il secondo anno consecutivo, al primo posto nella graduatoria del Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle città italiane.

Ma non era innanzitutto questo l’intento del mio dire. Volevo piuttosto condividere un’esperienza da poco occorsami proprio in uno degli Atm Point sopra citati. 

Va precisato che la loro gestione, specie nel periodo di modifica/innovazione dei costi sull’intera rete, è risultata particolarmente onerosa e le code per accedere agli sportelli erano spesso chilometriche: nuovi abbonamenti differenziati in base all’età e al reddito, rinnovo delle tessere annuali o mensili, chiarimenti in ordine alle nuove tariffe.

È circolando nei dintorni di queste aree, che si impone con maggiore evidenza il progressivo invecchiamento della nostra popolazione: gli anziani in attesa che impugnano il loro “numerino” e condividono, magari con il vicino di coda, il problema che li assilla, sono la prevalenza; non mancano tuttavia stranieri di origine e provenienza le più diverse. 

Ma ecco che, mentre anch’io sono in coda, compaiono all’improvviso pettorine fluorescenti indossate da aitanti giovani che l’azienda ha assoldato per rispondere ad ogni quesito. Una piccola folla muove all’assalto; occhiate speranzose si accendono sui volti grigi… Ed è a questo punto che succede il miracolo. Sì, un miracolo, non una magia! Uno dei ragazzotti – gigante più in umanità che in altezza – propone al vecchietto malfermo che gli sta davanti di seguirlo. Non dovrà fare la coda, gli dice, perché la tesserina si può ricaricare alla macchinetta elettronica! Un attimo di smarrimento è subito colmato da un gesto rassicurante: “l’accompagno io, lo facciamo insieme! Come intende pagare? Liquidi o carta?”. Inutile attendere la risposta. Per adesso ci è rimasta ancora la facoltà di scegliere. 

E dunque, se qualche cinico nichilista nutrisse dei dubbi circa quanto sto dicendo, si faccia un giretto nei pressi di un Atm Point, meglio se a fine mese, quando ci sono le tessere da ricaricare. L’anticamera del Paradiso io me la immagino un po’ così…