Capita che a un brillante manipolo di avvocati e commercialisti di Lecco – affiancati da un fisioterapista – venga in mente di invitare Sandro Donati e Alex Schwazer a parlare di doping e della loro vicenda in una serata di settembre. Del resto ci vogliono spiriti liberi per dare tribuna a uno squalificato e a un reietto su cui le istituzioni sportive e i media fiancheggiatori hanno tutto l’interesse che cali la mannaia della damnatio memoriae. Succede invece che quella sera il teatro Invito si riempia e che per due ore la gente resti incollata alle poltrone ad ascoltare. Fin qui niente di nuovo. Le presentazioni dei libri di Donati (I signori del doping, Rizzoli 2021) e di Schwazer (Dopo il traguardo, Feltrinelli 2021) di solito sono partecipate e per fortuna sono lontani i tempi in cui qualcuno si presentò all’editore del primo libro di Donati con un bell’assegno in mano e fece incetta di tutte le copie stampate, ritrovate anni dopo sparse tra il macero, i sottoscala di una caserma e nel laboratorio di un famoso mobilificio a fare da supporto … alla produzione di guarnizioni.
Ma la sorpresa arriva il giorno dopo, quando Marco Nessi, uno degli organizzatori, accompagna Donati alla stazione ferroviaria. Prima di partire corre l’obbligo di portare l’ospite a visitare una via a ridosso dell’isola Viscontea, dove un paio d’anni fa una mano anonima tracciò un murales con un Alex Schwazer tridimensionale, accompagnato dalla parola GIUSTIZIA, scritta tre volte. Restano a bocca aperta quando scoprono che proprio in quel momento un imbianchino sta pitturando di bianco tutta la parete esterna del muro dei garage di un condominio su cui campeggia l’opera da street art. Tentano di fermare la mano che sta cancellando il murales, tra l’altro mano di vogatore, visto che frequenta la Canottieri di Mandello e sa bene chi rappresenta quel murales. Ma gli piange il cuore farlo e – sollevato dall’intervento dei due – suggerisce loro di rivolgersi all’amministratore del condominio.
Costui, sigaro in bocca, si mostra burbero e poco incline al romanticismo. Per lui conta solo dare esecuzione alla decisione dell’assemblea condominiale di dare una bella ripulita al muro. Ma quando Nessi e Donati comunicano all’imbianchino l’infausto esito della loro missione, spunta prima una collaboratrice dell’amministratore e poi lui stesso a concordare una proroga di vita al murales almeno fino a metà novembre, con tanto di invito ad Alex Schwazer di venirla a firmare, quella parete, con tanto di cerimonia condominiale. E così chi passa oggi da quelle parti trova una bella parete ripulita di fresco ma con la sagoma di Schwazer risparmiata dalla mano di bianco. Se volete scomodare la Provvidenza manzoniana, sappiate che siete nella città giusta.
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