Il Presidente Mattarella ci ha iniziato le sue vacanze in questi giorni, come hanno fatto diversi suoi predecessori. In molti, tra i quali il sottoscritto, considerano il luogo quello più vicino all’immagine di Paradiso Terrestre che ci facciamo. Lo scorso anno un famoso giornalista, oltretutto vaticanista, appena sbarcato dall’autobus, rimase così colpito dalla visione che prese il traghetto per raggiungerla dimenticandosi i bagagli. Stiamo parlando dell’isola della Maddalena e il suo arcipelago: conobbi questo angolo della nostra meravigliosa Italia anni fa, dopo un soggiorno alle isole Fiji. E al solo vederlo mi diedi dello “stupido” (la parola iniziava anche lei per s…. ) per essermi sorbito 36 ore di volo quando il “mio” Paradiso lo avevo lì, a 5 ore di navigazione da Roma. Ci vado tutti gli anni e ogni volta mi sembra sempre che la persona che mi indica il mio turno per scendere dal traghetto con l’auto sia un ipotetico San Pietro e mi è sufficiente sedermi in qualsiasi punto dei suoi 180 km di costa per ammirare i giochi incredibili che mare e terra mi proiettano cambiando di colore nell’arco della giornata o soffermarmi ad ammirare un’orchidea situata ai limiti della incredibile vegetazione con la spiaggia, oppure tirare a indovinare a cosa assomigliano le immagini scolpite dal vento nei graniti che compongono le sue coste.



Ma da circa un paio d’anni ho anche iniziato a notare come questa terra sia in pericolo per colpa non dei cinghiali che la occupano quasi in ogni dove e che appaiono certe volte pure in orari diurni, per fortuna pacificamente, pur non essendo autoctoni. No, l’invasione più pericolosa è quella del cosiddetto “Homo Sapiens”, che sottopone ogni anno questo ecosistema dall’equilibrio delicatissimo a un’invasione non solo terrestre ma pure marina oltre i limiti dell’immaginario: è stato calcolato che circa un milione di persone ogni anno attraversino lo stretto che divide La Maddalena da Palau per visitarla, senza calcolare coloro che con le imbarcazioni di vario genere (e sono una flotta da sbarco in Normandia) attraccano nelle tante isole del suo arcipelago provenendo da fuori.



Il guaio è che siamo di fronte a un Parco Nazionale che dovrebbe in teoria essere protetto, ma ancora non si capisce bene da chi, visto che La Maddalena e Caprera (le uniche isole raggiungibili in auto) non dispongono di parcheggi che possano far fronte a chi voglia accedere alle loro spiagge con le conseguenze immaginabili. Per non parlare delle barche e i natanti vari che se ne infischiano dei limiti di ormeggio e arrivano molte volte direttamente sulle spiagge o occupano le loro vicinanze in un numero tale che pare essere arrivati a Genova durante la Fiera Nautica. Controlli? Zero o quasi, perché quelli più efficaci vengono fatti negli aeroporti, dove si scoprono turisti in possesso di sabbia, conchiglie e pietre.



Nelle spiagge poi esiste anche un altro problema: quello dei rifiuti, molto spesso di plastica o non biodegradabili, che vengono lasciati o vi arrivano provenienti dal mare: oppure vengono scaricati direttamente dai camper. Per fortuna in parte alla loro raccolta ci pensa un gruppo di cittadini locali che hanno costituito il gruppo denominato “Un arcipelago senza plastica” che a partire dallo scorso anno provvede a pulire alcune delle spiagge più frequentate: a volte con l’aiuto della Guardia Costiera che fornisce un gommone per raggiungerle via mare. “E se si esaminano i carichi si trova letteralmente di tutto, ombrelloni usati compresi”, sottolinea Giampiero Carcangiu, uno dei volontari. “E questo è segno della mancanza di educazione ambientale che contraddistingue alcuni turisti”.

Insomma, siamo di fronte a una situazione grave sulla quale pesa, a parte quelle volontarie, un’apparente mancanza di progettualità d iniziativa.

“Ci sono tante cose da mettere in ordine perché in tutti questi anni gli eventi si sono susseguiti come li trovate e non è mai stata fatta una programmazione seria, nonostante ci siano progetti che poi alla fine non sono mai stati fatti partire, tipo fruizione dell’isola madre e dell’isola di Caprera o altri di vita sostenibile”, dice Enzo Di Fraia professore presso l’istituto Tecnico Navale ed espertissimo marinaio, personaggio storico della Maddalena. Che aggiunge: «Io facevo parte dell’amministrazione che aveva proposto il parco nazionale e ho lavorato a questo progetto per una quindicina d’anni. Forse abbiamo commesso l’errore di non pretendere un’area protetta invece che un Parco nazionale, decisione che è stata fatta per cercare di richiamare un certo tipo di economia turistica. Per fortuna devo dire che La Maddalena è più bella delle altre parti e per questo per le scelte urbanistiche che sono state fatte siamo cresciuti meno di tutti esponenzialmente. In questi 40 anni la popolazione delle zone frontaliere all’arcipelago è passata da 2000 abitanti a 50-60 mila con infrastrutture che  non esistevano, case, villaggi e altro… adesso dove va tutta questa gente? A trascorrere una giornata in un “parco giochi marino” messo gratuitamente a disposizione dal comune della Maddalena che deve gestire soltanto gli oneri per tenere in qualche modo in ordine questa flotta di barche».

A ogni modo l’isola non è in grado di far fronte alla massa di visitatori che l’affollano non disponendo di infrastrutture necessarie…

40 anni fa si era fatto un tentativo di bloccare l’accesso ai non residenti limitandolo a chi aveva prenotato l’albergo o una casa per passarci le vacanze: il progetto ha portato buoni frutti, però non si ebbe il coraggio di continuarlo…. Ora si potrebbe riproporlo anche perché i tempi sono cambiati e puntare su di un turismo responsabile e sostenibile.

E il problema dei rifiuti ?

Questa è una piaga che abbiamo sempre saputo e di fatto non possediamo gli strumenti per controllarli… ma il tutto accade, anche a livello di raccolta generale dei rifiuti, perché non c’è organizzazione. Perché, per esempio, da circa 5 anni sono state create delle isole a scomparsa, cioè dei piccoli centri di deposito di rifiuti che però non sono mai stati utilizzati o messi in grado di funzionare.

Ma qual è la ragione di questa inazione? Due anni fa il sindaco mi parlò di una mancanza di competenze al di fuori della giurisdizione del Paese per poter applicare questi progetti fatta dall’Ente Parco, che attraverso il ministero dell’Ambiente è il responsabile per tutto l’arcipelago che però alla fine non ha fatto nulla per metterlo in pratica…

Il progetto di mobilità sostenibile era stato fatto da un’amministrazione, poi non è mai stato portato avanti: questa amministrazione avrebbe dovuto riprenderlo. Da poco hanno parlato anche della chiusura di Caprera al traffico privato che, fatta così, incontra un sacco di polemiche: per fare la chiusura di Caprera bisogna in qualche modo stabilire come muoversi. All’inizio si era concordato l’arrivo dei turisti nel porto di Stagnari che era stato creato all’uopo per poi potersi muovere internamente attraverso l’uso di mezzi pubblici… stiamo parlando di anni dal 1994 al 1997. Poi il progetto è rimasto lettera morta perché non è stato continuato. Le opere sono lì che si stanno distruggendo, come ad esempio quello del parcheggio alimentato a energia solare che non è mai stato attivato…

Ci può spiegare la ragione di queste questa inazione?

Secondo me non si ha il coraggio di fare delle scelte a cui si somma l’inefficienza della macchina pubblica, perché i progetti partono, alle volte, ma non arrivano mai a termine… si susseguono le amministrazioni all’ente parco e al comune Ma nessuno fa quello che dovrebbe fare e di conseguenza i progetti alla fine rimangono lettera morta.

Ecco: questa è la situazione in un angolo di Paradiso che però ormai non può più attendere e ha urgente bisogno di interventi non solo di controllo e gestione, ma pure di progetti che possano trasformarlo in un bene di tutti. Siamo però in presenza di una serie di assurdità del Paese Italia che impediscono tutto ciò: ce ne parlerà direttamente il Sindaco della Maddalena, Luca Carlo Montella nella seconda parte di questo servizio.

(Guido Gazzoli)

(1- continua)