Biglietti “bruciati” in poche ore, come si dice in gergo. Quelli per le due date che Taylor Swift terrà i prossimi 13 e 14 luglio del 2024 allo Stadio San Siro di Milano. Il che significa grosso modo 140mila biglietti a prezzi non eccessivi, come invece è ormai la moda, dai 172 ai 63 euro. Sistema di vendita invece tutt’altro che semplice, ma anche questo sta diventando la regola in un mondo dove a decidere ogni cosa sono sempre più gli algoritmi e l’intelligenza artificiale: per prenotare i biglietti era necessario essere iscritti a TicketOne e alla registrazione della vendita dei biglietti per Taylor Swift/The Eras Tour entro il 24 giugno. Dopo l’autenticazione, la piattaforma estraeva un numero limitato di fan per accedere all’acquisto del biglietto attraverso un codice univoco non cedibile, per cui non era garantito che avresti potuto comprare il biglietto. Peccato che, come ci ha detto un amico, non era possibile scegliere il settore in cui sono divise le varie aree dello stadio. Lo decide l’intelligenza artificiale.
Ma la domanda è piuttosto un’altra: chi è Taylor Swift? Per citare Madonna, artista di cui ha preso il posto surclassandola a livello commerciale, who’s that girl?
La cantante americana era stata ospite di una puntata di X Factor nel 2010 e poi si era esibita per la prima volta nel nostro paese al Forum di Assago il 15 marzo 2011. Dodici anni fa, e anche allora il palazzetto era stato preso d’assalto. Già, perché Taylor ha ormai una carriera lunga alle spalle, ma soprattutto è l’artista femminile più di successo al mondo. Proprio in questi giorni infatti è stata certificata come la donna con il maggior numero di album al primo posto della classifica americana (dodici, per la precisione), ha battuto anche Barbra Streisand e ha solo 34 anni di età.
Il nuovo tour che arriverà in Italia il prossimo anno si intitola Eras, è un kolossal di oltre 3 ore di musica che racconta le diverse fasi della sua carriera. Lo spettacolo si compone di 44 canzoni, per tre ore e un quarto di musica con una scaletta che copre l’intera discografia della popstar e grandi effetti speciali. Il set è stato suddiviso in sezioni, una per ciascuno dei dieci album pubblicati dalla cantante. Recentemente, in America, la cantante si è esibita, grazie a apparecchiature e microfoni speciali, per oltre tre ore sotto una pioggia torrenziale senza mai abbandonare il palco: è il nuovo Bruce Springsteen in gonnella?
Taylor Swift, soprattutto, si è imposta al mondo rinunciando a mostrare seno e altre parti intime, come tutte le cantanti donne dai tempi di Madonna fanno, ad esempio la sessualità ostentata a colpi di twerking di Miley Cyrus, anche lei proveniente dal mondo della musica country. Partita dalla minuscola Pennsylvania con un repertorio country (la musica tradizionale americana, anche se annacquata nel pop), Taylor si è presentata come la classica compagna di camera al college: semplice, carina, pulita, con vestiti comprati al supermarket invece che fatti su misura dagli stilisti di moda. Si è sempre dichiarata come la “sfigata” del gruppo (“she’s cheer captain and I’m on the bleachers”, lei è il capo del tifo mentre io sto seduta sugli spalti; “then I think about summer, all the beautiful times / I watched you laughing from the passenger side, poi penso all’estate, a quei tempi meravigliosi quando ti guardavo ridere dal lato del passeggero).
La svolta, a livello commerciale, arriva con il disco intitolato 1989 in cui propone un repertorio pop dance come va di moda, ma mantenendo sempre equilibrio e onestà. Non è Lady Gaga, per capirci. Eppure viene coinvolta nel mondo dello Stardom, è sempre sui siti e sui notiziari televisivi, il gossip intorno a lei sembra divorarla, scoppiano faide con colleghe come Katy Perry. Da questo mondo si tira fuori con un brano indicativo sin dal titolo Look What You Made Me Do, guardate cosa mi avete costretta a fare e si fa produrre da un membro del gruppo più cool del rock indipendente americano, i National. Diventa una cantautrice indie rock. Non è apparenza, lo fa benissimo e fa canzoni sempre più belle.
Ha dimostrato di avere le spalle larghe quando le hanno rubato la sua musica. Quando tale Scooter Braun ha venduto i master dei dischi di Taylor Swift a un gruppo di private equity guidato da Roy E. Disney, nipote di Walt Disney, che si è assicurato il 100% dei diritti sulla musica, lei non ha perso tempo in cause legali e semplicemente li ha ri-registrati di nuovo inserendo anche brani inediti ai tempi e usando i musicisti originari. Qualcosa che nessuno aveva mai fatto.
Insomma: è una attentissima manager di se stessa, cura nel dettaglio il rapporto coni fan sui social, scrive belle canzoni, non svende il suo corpo.
Taylor Swift, in molti modi, ha definito una generazione. Pubblicando il suo primo album a 16 anni, l’artista ha dato il tempo al suo pubblico di crescere con lei, venerandola come una sorta di fratello maggiore che dà consigli e spinge i confini per dare l’esempio. A causa del suo ostinato rifiuto di essere limitata, Taylor ha realizzato più di molti altri artisti. Uno dei suoi più grandi esempi di quello che è, è il suo successo in più generi musicali. Spaziando dal folk al country nel suo album di debutto, al pop rock in Reputation e alle ballate d’amore in Speak Now, Taylor ha aggiunto un altro livello di valore al suo nome e alla sua musica. Nel completare ciò che è considerato da molti impossibile, Swift è un’ispirazione per chi la ama. Speriamo che i suoi prossimi concerti italiani siano da ispirazione per le sue colleghe di casa nostra, il cui livello artistico oggi ha toccato livelli mai così bassi prima.
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