Da credente in cerca di religione, come mi accade di essere, ho qualche difficoltà ad avvicinarmi al testo di Prades, tanto intenso è il suo percorso nel pensiero cattolico. Tuttavia mi sembra che da quel testo sia difficile prescindere per chi voglia andare ai fondamenti dell’identità personale nella società contemporanea. Non pretendo di prescindere da Dio, ma il secondo comandamento non è un invito a trovare dentro di sé la forza di vivere il proprio tempo?
A me pare che i fili conduttori del pensiero di Prades siano la solitudine, in tutti i suoi aspetti, e la necessità di confrontarsi con la realtà. Mi trovo assolutamente d’accordo. La prima responsabilità è sforzarsi di capire il tempo nel quale viviamo. Solo così si supera lo smarrimento e si accantona il narcisismo. Le nostre vite sono cambiate negli ultimi trent’anni. Fino al 1990 non avevamo nessuna delle tecnologie che oggi sono parte irrinunciabile del nostro stile di vita e di lavoro. Google è del 1991; nello stesso anno compare il World Wide Web; Amazon ha cominciato la sua attività nel luglio 1995. Il Gps, navigatore satellitare, è operativo dal maggio 2000; il primo iPhone è stato presentato da Steve Jobs nel gennaio 2007; nello stesso anno compare Twitter, mentre Facebook è del 2004 e Instagram è stata lanciata nel 2010. A partire dal 2009, con la scadenza del brevetto su una particolare tecnologia, le stampanti 3D sono economicamente accessibili alle piccole e medie imprese. La piattaforma Zoom è stata fondata nel 2011. Il New Space, caratterizzato dall’ingresso dei privati nella corsa allo spazio, si è avviato con l’executive order del presidente Obama nel 2015, solo sei anni fa. Papa Francesco ha parlato più volte di cambiamento d’epoca. È un invito a capire il mondo.
Perché è importante parlare di cambiamento d’epoca? Perché ciò che ci appare come crisi non è necessariamente decadimento, forse è transizione. Meglio, sarà transizione se ci adopereremo perché il cambiamento sia tale e saremo capaci di governare la tecnologia; sarà decadimento se ci abbandoneremo all’apparente onnipotenza dello scivolo tecnologico o se ci limiteremo a guardare sconfortati ciò che non ci sforziamo di comprendere. Prades parla di “azione creativa”; ed è di questo che abbiamo bisogno per per capire la storia, superare luoghi comuni, riscoprire la dimensione dell’impegno per la comunità, superare la frattura generazionale che il cambiamento d’epoca ha prodotto. L’azione creativa richiede coraggio; ma, se ci pensiamo bene, è l’intera vita che richiede coraggio, perché ci impone ogni giorno di metterci in discussione per capire noi stessi e il rapporto con l’Altro.
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