Il 26 gennaio, il Teatro Massimo di Palermo ha inaugurato on line la Stagione 2021 con un pastiche, come li si chiamava ai tempi del barocco, ossia un’opera costruita su un libretto originale, ma su brani di altre opere, di solito note al pubblico. Un pastiche di questa natura è The Enchanted Island di Georg Friedrich Händel, basata su musiche di opere dello stesso Händel, che qualche anno fa ha avuto un grande successo al Metropolitan di New York. Oppure Io ho un sogno su musiche di vari autori (dal barocco al contemporaneo) con cui l’estate scorsa, sul sagrato del Duomo di Siena è stato inaugurato il festival della Chigiana. Il titolo dello spettacolo è Il crepuscolo dei sogni. Ne sono autori il regista Johannes Erath ed il direttore musicale del Teatro Omer Meir Wellber.



C’è, però, una differenza significativa con i pastiche tradizionali: Il Crepuscolo dei Sogni è stato concepito non per il teatro ma espressamente per la televisione; è, inoltre, strutturato in modo da utilizzare tutte le masse artistiche del teatro (orchestra, coro, corpo di ballo). Ciò sarebbe avvenuto se il Massimo palermitano avesse potuto iniziare la stagione, come programmato prima della seconda ondata del Covid-19, con Evgenij Onegin di Pëtr Il’ič Čajkovskij. In estrema sintesi, è uno spettacolo affascinante e molto coeso (nonostante i brani siano tratti da numerose opere di vari autori, periodi e stili) che fa onore al Teatro. Mi auguro venga riconosciuto appropriatamente dalla critica musicale. E’ di grande intelligenza manageriale fare lavorare tutte le maestranze del Massimo in questo difficile periodo. Nonché è spettacolo di grande attualità nei suoi contenuti. Dopo la prima, su può vedere ed ascoltare sulla web-tv del Teatro a cui si accede dal sito del Teatro medesimo.



Il lavoro parla del presente e di una umanità che ha perso certezze e punti di riferimento. Ne sono protagonisti il soprano Carmen Giannattasioil baritono Markus Werba e il basso Alexandros Stavrakakis. Erath Wellber compongono un vero mosaico musicale-per Il crepuscolo dei sogni. E’ un “viaggio d’inverno” musicale, raccontato come un sogno, attraverso brani di opere diverse, da Rossini a Verdi, da Monteverdi ai Lieder di Schubert e di Richard Strauss, con una presenza ricorrente della “Traviata“, la cui protagonista è afflitta da una malattia polmonare che ci ricorda le sofferenze dell’uomo di oggi. E’ un sogno della protagonista (Carmen Giannattasio) che ricorda la relazione con il suo uomo (Markus Werba). Il sogno è turbato da incubi con la presenza del demonio (Alexandros Stavrakakisma ha anche momenti di grande sollievo (quali il coro del primo atto di “Fidelio”). Culmina con la speranza: il coro dal Prologo del “Mefistofele” di Arrigo Boito ed il duetto finale dalla “Incoronazione di Poppea” di Claudio Monteverdi – due momenti d’estasi, divino il primo, terrestre il secondo.



Il Teatro Massimo diventa un grande set cinematografico, uno spazio scenico dilatato che oltre alla platea e al palcoscenico comprende anche i palchi e la galleria. Ciò consente interessanti effetti stereofonici. Lo spazio è completamente trasformato dalla scenografia, illuminato da una luce lunare, sommerso da una coltre di neve che avvolge e trasfigura ogni forma. Un luogo che diventa paesaggio dell’anima, richiama la condizione di un’umanità disorientata e isolata, che ha perso certezze e punti di riferimento, alle prese con distanze, separazioni, schermi e nuove modalità di comunicazione. In questo scenario sospeso, che alterna speranza e sconforto, l’arte e la musica restano le forme più alte di speranza.

La musica traccia un percorso onirico tra luce e ombra, dall’alba di Richard Strauss e Haydn al “Viaggio d’inverno” di Schubert, dalle ombre della aria della “calunnia” del “Barbiere” rossiniano e della morte di “Boris Godunov” fino alle luci su cui si conclude lo spettacolo. In mezzo, con gli occhi sempre fissi sul dramma umano di “Traviata” e su quello esistenziale di “Mefistofele”il percorso vaga dall’opera italiana a quella tedesca e russa, dal lieder alla canzone, alla musica klezmer, dal barocco di Purcell e Monteverdi fino al Novecento

Contribuiscono a disegnare l’ambientazione dell’opera i video, le immagini e i filmati di Bibi Abel, proiettati sulle superfici del Teatro. La coreografia del Dies Irae verdiano è di Davide Bombana, direttore del corpo di ballo del Teatro, mentre i movimenti coreografici sono di Ugo Ranieri. Assistente alla regia Lorenzo Nencini. Maestro del Coro Ciro Visco, Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo.

Per la parte televisiva la squadra tecnica del Teatro è  coordinata da Gery Palazzotto, con la regia televisiva di Antonio Di Giovanni e la regia sonora di Manfredi Clemente.

Da raccomandare e da vedere e rivederne per assaporarne tutti i dettagli.


SCHEMA MUSICALE

IL CREPUSCOLO DEI SOGNI
Direttore Omer Meir Wellber
Regia e drammaturgia Johannes Erath
Assistente alla regia Lorenzo Nencini
Video Bibi Abel
Maestro del Coro Ciro Visco
Maestro del Coro di voci bianche Salvatore Punturo
Coreografia Dies Irae Davide Bombana
Movimenti Coreografici Ugo Ranieri
Sound design e regia sonora Manfredi Clemente
Interpreti
Soprano Carmen Giannattasio
Baritono Markus Werba
Basso Alexandros Stavrakakis
Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Coro di voci bianche del Teatro Massimo

Musiche di
Giuseppe Verdi Preludio – Atto III da La traviata
Henry Purcell “When I am laid” da Dido and Eneas
Franz Lehár “Lippen schweigen” da Die lustige Witwe 
Richard Strauss Morgen op. 27 n. 4
Joseph Haydn Il sorgere del sole da Die Schöpfung
Arrigo Boito “Son lo spirito che nega” da Mefistofele
Henry Purcell “What power art thou?” da King Arthur
Ludwig van Beethoven “O welche Lust” da Fidelio
Giuseppe Verdi “Amami, Alfredo!” da La traviata
Werner Richard Heymann Irgendwo auf der Welt
Giuseppe Verdi “Addio del passato” da La traviata
Franz Schubert Erstarrung da Die Winterreise D 911
Gioacchino Rossini “La calunnia” da Il barbiere di Siviglia
Giuseppe Verdi “Dies Irae” dalla Messa da Requiem
Erich Korngold “Mein Sehnen, mein Wahnen” da Die tote Stadt
Richard Wagner Liebestod da Tristan und Isolde
Chava Alberstein Velkhes Meydl S’nemt A Bokher (Any Girl Who Takes A Boyfriend)
Giuseppe Verdi “Si ridesta in ciel l’aurora” da La traviata
Modest Musorgskij “Dostíg ya výshey vlásti” da Boris Godunov
Arrigo Boito “Spunta l’aurora pallida” da Mefistofele
Arrigo Boito “Ave Signor degli angeli e dei santi” da Mefistofele
Claudio Monteverdi “Pur ti miro” da L’incoronazione di Poppea