Il delitto di Perugia, il documentario sul Nove sulla morte di Meredith Kercher

Nella prima serata di oggi, sabato 9 luglio, andrà inonda sul Nove “Il delitto di Perugia – Chi ha ucciso Meredith?”, un documentario che ripercorre le tappe del giallo relativo all’omicidio della studentessa inglese, Meredith Kercher, trovata morta nel suo appartamento di Perugia avvenuto nella notte tra il primo e il 2 novembre del 2007. Una vicenda giudiziaria lunga e controversa che ha sconvolto l’Italia e il mondo e che, almeno secondo la giustizia italiana, si è ormai conclusa lo scorso novembre con il ritorno in libertà dell’unico condannato per il delitto, Rudy Guede. Il ragazzo ha finito di scontare la sua pena grazie alla liberazione anticipata che gli è stata concessa dal magistrato di sorveglianza di Viterbo e datata 20 novembre 2021. Guede avrebbe dovuto lasciare il carcere il 4 gennaio 2022.



Dal dicembre del 2020, come rammenta Il Post.it, Rudy Guede non era più in carcere e magistrato di sorveglianza di Viterbo. Per il delitto di Perugia era stato condannato a 16 anni di reclusione. Adesso, dopo il suo ritorno in libertà, l’uomo vorrebbe solo essere dimenticato. Guede in tutti questi anni si è sempre dichiarato innocente ed estraneo ai fatti. Fu il solo ad essere condannato con rito abbreviato, in concorso, senza che venisse mai individuato chi avrebbe agito insieme a lui.



Amanda Knox e Raffaele Sollecito assolti per il delitto di Perugia

Altre due persone finirono a processo per il delitto di Perugia: Amanda Knox e Raffaele Sollecito. I due, che non scelsero il rito abbreviato, sono stati definitivamente assolti dalla Corte di Cassazione poiché, stando a quanto scritto dai giudici, “manca un insieme probatorio con evidenza oltre il ragionevole dubbio”. Nella casa in via della Pergola dove si consumò il terribile delitto della studentessa inglese Meredith Kercher, furono rinvenute tracce biologiche solo dell’ivoriano. Ad oggi l’arma del delitto resta ancora dubbia.



Come rammenta Vanity Fair che ripercorre il giallo, infatti, il coltello da cucina sequestrato a casa di Sollecito aveva tracce la cui attribuzione fu poi smentita in varie perizie. Sollecito e la Knox furono condannati in primo grado ed assolti in Appello. La Cassazione rimise tutto in gioco con un nuovo Appello bis terminato in condanna ma successivamente gli ermellini decisero per la loro assoluzione definitiva senza rinvio il 27 marzo 2015.

Delitto di Perugia, il coinvolgimento di Lumumba

Meredith Kercher era una giovane studentessa inglese, a Perugia dopo aver preso parte ad un programma Erasmus. Condivideva l’appartamento divenuto poi teatro del suo atroce delitto con altre tre ragazze, Amanda Knox, americana giunta solo poche settimane prima in Italia e due studentesse italiane. Meredith fu uccisa con 47 coltellate. I colpi furono sferrati con un piccolo coltello; una delle coltellate fu letale poichè la raggiunse alla gola. Il delitto fu scoperto solo perché una donna, che abitava nelle vicinanze, trovò in giardino due cellulari che furono consegnati alla polizia e che risultavano intestati alla studentessa inglese. Gli agenti si recarono in casa della giovane trovando Sollecito e Knox sulla staccionata, seduti. Avevano trovato il vetro di casa rotto e per questo avevano chiamato i carabinieri. Quando gli agenti entrarono trovarono il corpo di Meredith ormai senza vita, coperto da un piumone.

Le indagini ed il processo sul delitto di Perugia furono tra i più controversi della storia recente italiana ma soprattutto videro un’attenzione mediatica quasi fuori controllo che influenzò inevitabilmente l’opinione pubblica. In particolare i media furono particolarmente pressanti nei confronti di Knox e Sollecito. La giovane americana accusò del delitto Patrick Lumumba, titolare di un bar dove lavorava ma poi ritrattò tutto in una lettera, asserendo: “sono molto dubbiosa della veridicità delle mie affermazioni perché sono state fatte sotto la pressione dello stress, dello shock, e di estremo esaurimento”.  L’uomo, dopo 14 giorni in carcere e fu poi riconosciuto del tutto estraneo: “È stata molto molto, molto dura, un tunnel buio ma ora grazie a Dio ne sono uscito”, ha riferito di recente all’Ansa.