C’è confusione sotto il Sole. Il Cda presieduto da Giorgio Squinzi approva una semestrale monstre con 49,8 milioni di perdite. Tutti i dipendenti, giornalisti in testa, firmano e pubblicano un documento che si apre con le dichiarazioni trionfanti di appena qualche mese fa sulle magnifiche sorti e progressive del gruppo editoriale. Naturalmente chiedono spiegazioni: che cosa è accaduto in così poco tempo da aver capovolto la situazione? E chiudono con un clamoroso FATE PRESTO. Squinzi e altri quattro consiglieri (Mauro Chiassarini, Claudia Parzani, Carlo Pesenti, Livia Pomodoro) rassegnano le dimissioni.
La patata bollente passa nelle mani del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che dopo aver scansato per prudenza o fortuna l’anomalo invito a prender parte al Consiglio dei dolori fa sapere tre cose: che considera il giornale un asset irrinunciabile dell’associazione, che attende di poter valutare il piano industriale da condividere con il Consiglio generale e le banche, che vigilerà personalmente sull’applicazione e il buon fine del progetto di salvezza e rilancio.
Si chiude così il primo round di un match che si presenta difficile e appassionante per gli amanti delle spy story aziendali. Gli osservatori più attenti assegnano il vantaggio a Boccia che sventa il tentativo di Squinzi e compagni di impossessarsi del giornale a basso costo, visto che il titolo è crollato negli ultimi anni del 90% grazie proprio alle deludenti performance economiche. Contro il muro alzato dall’azionista, incrollabilmente fermo nel voler mantenere il quotidiano nell’alveo confindustriale, non c’è stata altra possibilità che l’uscita di scena dopo la frettolosa autoproclamazione alla presidenza del maggio scorso.
Ora si tratta di giocare i tratti più duri della partita con il piano di risanamento atteso dall’amministratore delegato Gabriele Del Torchio, la ripresa della fiducia e il rilancio delle attività su cui scommette Boccia e la trattativa con il mondo bancario che finora si è mostrato molto vicino al gruppo di via Monte Rosa e che per continuare a esserlo chiede garanzie. I giochi avverranno sotto i fari accesi della Consob e della Procura, allertate da denunce su false dichiarazioni e altri comportamenti ritenuti quantomeno unfair.
Al più presto, dunque, l’azionista Boccia dovrà preoccuparsi di colmare i vuoti in Consiglio per consentire all’organo di amministrazione del Sole di funzionare a pieni ranghi con l’obiettivo primario di mettere ordine nei conti. Si dovrà inoltre procedere alla nomina del nuovo presidente che con ogni probabilità non sarà Luigi Abete, come invece ripetutamente fatto filtrare attraverso indiscrezioni più o meno mirate a disinformare e mettere scompiglio.
Una cosa è certa: il Sole rappresenta il patrimonio più prezioso di Confindustria e il presidente Boccia non intende per nessuna ragione farne a meno. Malintenzionati e perditempo sono avvertiti.