È intrisa di orgoglio milanese l’assemblea di Assolombarda che si è svolta ieri negli spazi rinnovati della vecchia Fiera. Così piena che anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi non se l’è sentita di tornare sul tema del referendum preferendo accarezzare la platea (dove si forma la metà della ricchezza nazionale) con un discorso rivolto al cuore più che alla mente.



Milano è senza dubbio la città più viva e vitale del Paese, concede il premier al sindaco Giuseppe Sala e al governatore Roberto Maroni, e proprio per questo deve compiere il gesto altruistico di mettersi alla guida del processo di ripresa nazionale, combattendo contro la cultura della rassegnazione. Non dobbiamo più vivere di divisioni, invita il premier, ma di visioni.



Il padrone di casa Gianfelice Rocca ha buon gioco nel menare vanto dei primati della città (dove s’intrecciano capitale economico, estetico, scientifico e sociale) reduce dall’esperienza dell’Expo che contrariamente ai pronostici si è rivelata un successo tanto da aver strappato a Roma per il secondo anno di seguito la palma di meta turistica preferita con 7,6 milioni di visitatori.

Poi c’è il piano strategico. Un insieme di cinquanta progetti “per rilanciare le imprese e il territorio” con l’obiettivo di “far volare Milano per far volare l’Italia”, come recita la pubblicazione che li illustra. Lo stesso concetto espresso da Renzi in forma d’invito si ritrova qui scritto a chiare lettere. Il Paese ha una locomotiva che accumula potenza e che promette di mettersi in moto al più presto.



Per passare dalle parole ai fatti, per dare sostanza all’ottimismo che si respira in sala, c’è bisogno che si compiano le condizioni del recupero di produttività al centro del programma del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che promette un’associazione di idee progetti e soluzioni in grado di sprigionare energia e far emergere le proprie potenzialità.

L’industria ad alto valore aggiunto e alta intensità d’investimento cui pensa Boccia ha bisogno di politiche dei fattori, quindi rivolte a tutte le imprese indifferentemente, in grado di mettere chi vuole ed è capace nelle condizioni di competere con fiducia all’interno e all’esterno per la conquista di nuovi mercati. L’imperativo per tutti, grandi e piccoli, è uno solo: crescere.

Non credo che il tempo dell’Italia sia passato, dice Renzi. Ma ci troviamo a un bivio e dobbiamo scegliere se imboccare la strada che porta alla nostalgia del passato o quella che conduce alla speranza del domani, afferma. Perché l’Italia non è solo un grande Paese industriale, ma anche un importante cantiere sociale dove le cui regole vanno riscritte perché funzioni sempre meglio.

Certo, tra il dire delle belle intenzioni e il fare delle realizzazioni pratiche ci si mette spesso di mezzo l’Europa con pretese e impostazioni nordiche, come ammette lo stesso Rocca, che mortificano il nostro spirito e ci impediscono di correre come vorremmo. Anche per questo, invoca il Premier, al di là di schieramenti e simpatie è proprio l’ora di ritrovarsi tutti d’accordo sull’interesse nazionale.