Adesso il dado è tratto per davvero. Con la vittoria di Donald Trump su Hillary Clinton (che adesso in tanti assicurano di aver previsto, beati loro) è chiaro e lampante che le élite vanno da una parte e il popolo dall’altra. Si era avuto un segnale luminoso con la Brexit, ma evidentemente non è bastato. Adesso solo i ciechi, metaforicamente parlando, possono continuare a non vedere.
Dunque l’impolitico, impudente, imprudente, impenitente, imbarazzante tycoon che ha fatto i soldi con la calce e i mattoni di Manhattan ed è diventato famoso con una trasmissione televisiva autoprodotta prenderà il posto del corretto, misurato, compassato, moderato, equilibrato Barack Obama, che non è riuscito dopo otto anni di governo a far vincere la candidata coccolata dall’establishment.
Brutta cosa per chi ancora muove (?) le leve del comando, perché gli elettori diffidano di loro e non perdono occasione per farlo notare. Nulle urne, direttamente alla resa dei conti, facendo fare la figura degli incompetenti ai sondaggisti che misurano una realtà inesistente e ai giornalisti che gli vanno dietro infilando un titolo farlocco dietro l’altro, tranne poi dover fare imbarazzante ammenda.
I grandi (e semi grandi) della Terra continuano a bisticciare per zerovirgola di scostamenti da parametri distillati in provetta e diventati totem da rispettare a dispetto delle conseguenze che provocano nell’economia reale abitata da quei fastidiosi soggetti che sono le imprese e le famiglie. Se queste s’impoveriscono ed entrano in paura tanto peggio per loro, perché il manovratore non va disturbato.
Per venire ai fatti nostri, con una capriola che al nuovo Commander in Chief d’America non dispiacerebbe, la Svimez informa che il Mezzogiorno va finalmente un po’ meglio e che faticosamente comincia a risalire una china che si presenta comunque ripida e scivolosa. Un po’ meglio, da chiarire, rispetto al disastroso andamento degli anni scorsi.
Se l’informazione è utile a fini statistici e può dare la stura a nobili dibattiti su come si possa o debba valutare la buona novella, è assai improbabile che abbia un impatto apprezzabile sulla vita di tutti i giorni di chi non si sente per nulla destinatario della notizia che forse non ha nemmeno voglia di leggere. Che cosa cambierà oggi o domani per chi ha perso la fiducia in un futuro migliore? Se il Paese non riprenderà contatto con le sue potenzialità, come il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha detto una volta di più a Bolzano davanti alla fresca platea di Orientagiovani, continueremo a congratularci o a deprimerci di fronte a fenomeni di laboratorio assolutamente non percepiti dal pubblico al quale sono in teoria rivolti: quei cittadini che si sentono dunque frodati.
Più slancio e più passione sono gli ingredienti che servono a disegnare una nuova visione del mondo, perché anche l’ansia di vivere si è globalizzata, fondata sulla certezza che le istituzioni nate per migliorare l’organizzazione delle comunità tornino alla funzione originaria di moltiplicare il benessere per tutti e non si pongano invece come parassiti che ingrassano a danno del corpo che dovrebbero proteggere.
Meglio Donald il naif figlio del mercato, allora, che l’educata Hillary figlia del potere costituito.