Sciocca tutti Vincenzo De Luca quando propone 200mila assunzioni nelle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno come rimedio alla disperazione e alla perdita di speranza di troppe famiglie e troppi giovani che non sanno più a che santo votarsi per sbarcare il lunario. Ma è il gancio che ci voleva per costringere tutti i relatori invitati all’Assemblea generale del Sud, convocata a Napoli lo scorso fine settimana, a misurarsi con il problema dei problemi che è la mancanza di lavoro e l’impossibilità di rinviare la sua soluzione a una ripartenza che non arriva.

Perfino il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che di 200mila stipendi non vuole nemmeno sentir parlare, deve ammettere che l’obiettivo dovrà essere raggiunto con altrettanti posti di lavoro, naturalmente produttivi, e che dunque occorre darsi da fare per creare le condizioni giuste. Che sono prima di tutto un rapido ammodernamento della burocrazia senza il quale sarà difficile, se non impossibile, convincere le imprese a investire, prive di quell’ambiente competitivo senza il quale non vale la pena di rischiare, ed evitare un circolo vizioso che conduce sempre più in basso.

Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che del governatore della Campania è concittadino, s’immedesima nello spirito della provocazione e lo integra nella necessità di spingere anche la Pubblica amministrazione nell’area di modernità ed efficienza cui risponde il progetto di Industria 4.0. Un salto culturale che il premier Renzi mostra di apprezzare mentre invita la classe dirigente nazionale e locale ad accrescere la capacità di attrazione dei territori, come quelli meridionali, ai quali non manca nulla per eccellere e prosperare, se non la predisposizione a fare sistema.

Il tempo – non i soldi che si possono reperire in abbondanza – è la vera risorsa scarsa che occorre tenere da conto. Non è pensabile ragionare in termini di decenni per ogni opera pubblica (De Luca ne ha fatto una crociata) e non è possibile sollevare ogni sorta di barriera di fronte a iniziative che non a caso languono.

Intanto che il medico studia l’ammalato muore. Ed è molto convincente l’amministratore delegato d’Invitalia, Domenico Arcuri, quando parla dell’inconcludenza delle conferenze di servizio dove il rimpallo delle responsabilità è la norma e si perde di vista l’obiettivo che alla fine svanisce. Insomma, tutti sappiamo come (non) funzionano certe cose in Italia e come (non) funzionino al Sud in particolare. Ma è ora di smettere di dircelo e di raccontarlo con un misto di compatimento e compiacimento per cominciare a lavorare su proposte e progetti che, per dirla con Boccia, abbiano la forza della concretezza.

E poiché il Mezzogiorno non è un luogo confinato in se stesso, ammonisce Renzi, è indispensabile costruire un’Europa molto diversa da quella che si è andata formando per recuperare l’ispirazione della sua nascita ed essere finalmente quel motore di crescita e benessere cui i padri fondatori avevano mirato. Ed è per un’Europa diversa, dunque, che occorre battersi per affermare la sua antica vocazione industriale all’interno della quale l’Italia può ritrovare il gusto della competizione e il Mezzogiorno può aspirare a diventare un laboratorio d’innovazione, a partire dalla fabbrica e a finire all’intera società.

Renzi segue il ragionamento e spiega come finora abbia dovuto occuparsi di rimediare ai guasti del passato, mentre è finalmente giunto il momento di passare al contrattacco. I Patti con le Regioni e le città del Sud sono lo strumento per affinare quello spirito corresponsabile che finora è mancato. È dunque legittimo immaginare un nuovo Mezzogiorno a partire da una narrazione che sappia anteporre il bello e il buono che contiene allo stereotipo criminale e straccione che lo condanna a un destino di marginalità? Tutti i presenti lo ritengono possibile, purché a crederci per primi siano i meridionali.

Arcuri si affida ad Hirschman per ricordare che di fronte a un ostacolo si può reagire in tre modi: protestando (vox), sbattendo la porta (exit) o impegnandosi di più per superarlo (loyalty). Di che cosa abbia bisogno il Sud per ripartire e farsi modello per l’intero Paese è inutile discutere.